Come sempre, i pensieri mi scaturiscono da qualcosa che mi
capita, da una immagine vista per caso, da una parola sentita, da una
conversazione inaspettata.
Cosi, qualche giorno fa una persona di mia conoscenza, di
una dozzina d’anni più giovane di me, si è meravigliata per il fatto che io
avessi in tasca un fazzoletto di cotone, trovandola una cosa inutile ed
anacronistica.
Sono quelle cose che capitano, che mi lasciano nell’anima un
senso di inquietudine, anche se sul momento non mi rendo conto esattamente
della ragione. Poi io rimugino e, piano piano, l’essenza viene fuori, come un
fiore che sboccia e non sempre si tratta di un fiore profumato. A volte
addirittura non è un fiore, ma la spina dura e pungente di un cactus che cresce
sempre più lunga.
Così, rimuginando, ho realizzato che forse quei dodici anni
erano stati quelli che avevano fatto la differenza tra le generazioni nate a
poca distanza dal dopo guerra, che ancora davano importanza alle piccole
cose, all’attenzione nei gesti e nell’impegno personale e quelle generazioni
invece che avevano sempre meno tempo, prese dalla smania di vivere eventi
sensazionali e protese verso quello che poi sarebbe sfociato nel consumismo
sfrenato di oggi.
Quando io ero bambino i fazzoletti di carta come li abbiamo
oggi non erano ancora stati inventati. Esistevano i “Kleenex”, contenuti in
scomodissime scatole di cartone. Erano delle veline sottili e ruvidissime considerate da tutti “un’americanata”, che si vedeva solo in certe
“pellicole” d’oltre oceano. Ecco, in quei dodici anni avevano inventato i
fazzoletti di carta a pacchettini, praticissimi da tenere in tasca,
morbidissimi e composti da due o tre veli. Perché portarsi in giro dunque
quegli inutili fazzoletti di lino o cotone e soprattutto perché doverli lavare
o stirare?
Nel frattempo subivano la stessa sorte i “ciripà” e gli
assorbenti igienici femminili.
Io adesso vorrei fare solo un brevissimo commento di
carattere pratico: il cotone è un derivato di un fiore di una pianta che si
rinnova nell’arco di una stagione, mentre per produrre la carta, il più delle
volte si abbattono alberi che impiegano alcuni decenni per crescere.
Al di la di quello che è successo ad i fazzoletti ed ai
pannolini, io credo che in generale, in quei dodici anni la mentalità di noi
tutti sia cambiata e sia virata verso una direzione che non consente più di
tornare indietro, lasciandoci dietro le spalle usanze e costumi che
probabilmente nessuna delle nuove generazioni comprenderà mai più.