Anche
quest’anno ce l’abbiamo fatta. Siamo riusciti a superare le feste natalizie,
almeno apparentemente,
indenni.
“I miei più
servili auguri di un distinto Natale ed uno spettabile anno nuovo”
Questo
scriveva il ragionier Ugo Fantozzi sul suo biglietto di auguri, che esprimeva
in forma grottesca una consuetudine che invece, purtroppo, grottesca non è.
Da sempre,
infatti, gli auguri di un sottoposto al proprio superiore non sono altro che
delle frasi fatte che, quasi sempre, per nulla,
rappresentano i reali sentimenti.
Ad onor del
vero però dobbiamo ammettere che anche i superiori non sono da meno, in fatto
di banalità, nei confronti dei loro sottoposti.
Sicuramente
alcuni (spero molti) ci avranno fatto caso, ma tutti gli anni, nelle aziende,
il presidente, il responsabile del personale, ma anche i semplici direttori di
reparto, diffondono, con il sorriso sulle labbra, lieti messaggi di auguri, che immancabilmente ogni anno reiterano gli stessi concetti:
- Auguri ai dipendenti ed alle rispettive famiglie di un
nuovo anno di salute, felicità e successi (personali e lavorativi);
- L’anno che sta iniziando sarà caratterizzato da
numerose sfide;
- L’anno che sta iniziando rappresenterà una svolta per
l’azienda ma confermerà i successi di quello appena passato;
- L’azienda è in possesso di tutte le carte per poter
conseguire nuovi successi;
- L’azienda fa affidamento sulla professionalità, sul
senso di responsabilità e sulla collaborazione di tutti i dipendenti, nessuno
escluso.
Insomma, dei
messaggi talmente generalisti che potrebbero essere propinati ogni anno,
esattamente uguali, cambiando solo il numero dell’anno.
È mai
possibile che non si possa cercare di scrivere qualcosa di più specifico e
veritiero?
E
soprattutto mi chiedo perché tutti ci comportiamo così?