Non c’è niente di meglio, per me, che uscire di
buon’ora il sabato mattina quando la città non si è ancora svegliata del tutto,
ma si accinge a farlo.
È il momento di chi porta fuori il cane, e dei
mezzi della nettezza urbana. I bar sono semi vuoti, ma hanno già qualche
avventore che si gusta il suo primo momento dolce della giornata, forse
sperando che possa essere di buon auspicio per il resto del giorno.
Qualcuno, infreddolito ed un po’ assonnato,
attende l’autobus alla fermata.
Piano piano le saracinesche dei negozi vengono
tirate su e le insegne al neon, lampeggiando si accendono alla spicciolata.
Tutto accade con più lentezza, con più
calma rispetto agli altri giorni della
settimana, con una consapevolezza latente che oggi non c’è nessun motivo per
fare di fretta.
Facevo tra me e me queste considerazioni,
mentre mi recavo in farmacia.
Quando ero bambino si andava in farmacia per
comprare le medicine, oggi lì si comprano integratori alimentari, ciabatte,
essenze profumate, bagni schiuma ed articoli per l’igiene personale, cosmetici
e tutta una serie di articoli che una volta si compravano al supermercato od in
profumeria. (oggi al contrario, al supermercato hanno cominciato a vendere i
“farmaci da banco”).
Conosco quel farmacista da decenni, ha più o
meno la mia età e mi ricordo ancora di quando ha iniziato la lavorare in quella
farmacia sotto la guida dell’anziano padre esperto. Solitamente sono le sue
commesse che servono al banco, ma oggi, forse perché sabato, c’era lui.
Guardandolo mi sono reso conto di trovarmi di
fronte un professionista di una certa età con la schiena un po’ curva, la
pinguedine avanzante, i capelli radi e canuti, i denti ingialliti ed il viso
segnato dal tempo. Mi sono guardato tutt’intorno, perché avrei voluto trovare
attaccato ad una parete uno specchio, o una vetrata dove poter controllare se
anch’io apparivo di simile aspetto, ma non c’era.
Probabilmente è stato meglio così. Avrei potuto
constatare di essere nelle stesse condizioni, se non peggiori.
Ed allora perché sento ruggire un trentenne
dentro di me ? Perché penso al futuro
come ad un luogo da riempire con le cose che voglio fare ? Perché mi affanno per imparare cose nuove ? Perché mi confronto con gli altri e cerco di
dare una spiegazione ed uno scopo alla mia esistenza ?
Se mi guardo indietro vedo che ho fatto alcune cose, ma sento di poterne fare ancora
tante, di più.
Certo, un giorno, presto o tardi lascerò questa
terra, ed il mondo non se ne accorgerà nemmeno, ma fino ad allora la mia voglia
di vivere mi porterà avanti.
Alcuni anni fa una donna molto più giovane di
me mi disse che l’anima non invecchia. Lì per lì pensai che quello che aveva
detto fosse dovuto alla sua giovane età, ma oggi mi rendo conto che aveva
ragione ed aveva detto una cosa molto saggia.
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