martedì 25 febbraio 2025

Non c'è tempo

 



Tra banchi di nebbia

e raggi di sole

trascorrono vette,

colline, castelli,

burroni, cascate,

giardini e laghi,

inerti testimoni.

Improvvisamente

ti accorgi:

Non resta abbastanza

tempo per dimenticare


Il dipinto è di Gustav Klimt

lunedì 24 febbraio 2025

Due categorie

 


Ci sono due categorie di persone delle quali abbiamo bisogno: quelle dalle quali speriamo di ottenere qualcosa di utile e quelle che amiamo.


Il dipinto è di Renato Guttuso

venerdì 14 febbraio 2025

 


Ieri ho sentito al telegiornale che sempre più giovani italiani espatriano, anche non laureati, e che questo si traduce in un problema per le imprese italiane che non riescono a trovare personale da assumere. La notizia si rifaceva al rapporto presentato al CNEL nell'ottobre dello scorso anno (reattività eccezionale) di cui riporto il link qui di seguito.

https://www.cnel.it/Comunicazione-e-Stampa/Notizie/ArtMID/1174/ArticleID/4378/PRESENTATO-AL-CNEL-IL-RAPPORTO-GIOVANI-ALL%E2%80%99ESTERO#:~:text=Il%2035%25%20dei%20giovani%20residenti,alta%20(17%2C1%25).

Mi sento di fare una riflessione da uomo della strada.

Ormai abbiamo dato per scontato che il modello della domanda e dell'offerta sia quello da adottare. Se, putacaso, decido di acquistare un appartamento, è universalmente accettato che io non pagherò quell'appartamento un prezzo stabilito in base al costo dei materiali utilizzati più il costo della mano d'opera, bensì in base alla richiesta di appartamenti confrontata con la disponibilità degli stessi.

Allora io mi chiedo, perché non debba avvenire lo stesso con il mercato del lavoro. Se le imprese non riescono a trovare personale da assumere, forse è perché la domanda è superiore all'offerta e quindi, forse, dovrebbero proporre condizioni d'ingaggio più allettanti e non solo in termini economici (ad esempio orari ridotti, facilitazioni logistiche e sociali o benefit di vario genere). Invece le imprese cercano personale, ma propongono posizioni da tirocinante con solo un rimborso spese (da fame) oppure contratti a termine senza nessuna garanzia per l'occupato.

A mio parere le imprese non dovrebbero limitarsi a piangere, ma fare qualcosa di concreto per invertire la tendenza.

domenica 9 febbraio 2025

Sono seriamente preoccupato

 


Sono seriamente preoccupato per come si stanno mettendo le cose in Italia. I fatti stanno prendendo una brutta piega ed ogni giorno che passa mi sembra che la situazione peggiori sempre di più.

Ormai certi comportamenti sembrano essere diventati di tendenza e vengono passivamente, anzi direi quasi con un senso di compiacimento, accettati dalla maggior parte di noi godendo di questo volersi uniformare alla massa, senza veramente chiedersi se corrisponde ai nostri gusti o desideri.

Lo so, è vero che esistono ancora delle sacche oserei dire "elitarie" in cui questo, per fortuna ancora non avviene, ma se osserviamo quello che succede a basso e medio livello, non c'è da stare molto allegri.

La realtà è che se oggi andiamo in un ristorante, una pizzeria, un pub, un fast-food, è praticamente difficilissimo riuscire ad ordinare un piatto che non sia contaminato dalla famigerata rucola. Qualcuno obietterà che io sono di parte e parlo così solo perché la rucola non mi piace, però , signori miei, è mai possibile che adesso la si debba trovare come ingrediente in pressoché la maggioranza delle pietanze che vengono servite?

Quando ero giovane io, la rucola era soltanto una delle tante erbe  ( che fra l'altro, ai tempi, era pure selvatica ) che poteva essere usata come alimento povero.

Oggi praticamente non esiste insalata che non la contenga, così come è diventata usanza comune metterne un po' in quasi tutte le pizze, le piadine o i panini. Viene ormai servita come contorno in moltissimi secondi. 

Per me è inaccettabile che tutte le volte che ordino una pietanza io debba richiedere che non venga messa la rucola, quasi fossi io quello "strano".

Non se ne può più!