Avere le idee chiare su quello che si vuole non sempre è un vantaggio
Chi mi conosce sa bene che, almeno nelle ideologie, sono piuttosto fermamente di sinistra, quindi nessuno si allarmerà leggendo quello che sto per scrivere.
Allarmante risulta invece, a mio modo di vedere, la tendenza, sempre più diffusa ed insistente, a voler affermare una uguaglianza tra gli esseri umani, che trascende i limiti del lecito ed anche del plausibile.
Forse questa tendenza deriva da una errata interpretazione dell'articolo 3 della costituzione Italiana, in cui si afferma che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".
Il suddetto articolo è giustissimo, ma non deve essere letto "alla leggera" ne tanto meno strumentalizzato. Esso significa che le leggi dello stato devono essere applicate a tutti in egual modo e che a tutti gli individui devono essere concesse le stesse opportunità, ma non significa affatto che tutti gli individui sono uguali.
Perché di fatto, noi come esseri umani, fisiologicamente, non siamo tutti uguali, ed oserei dire, per fortuna.
Il patrimonio genetico di ciascun individuo è differente e questo è un dato di fatto. Do per assodato che nessuno possa essere tanto arrogante da affermare il contrario.
Questo significa che dal punto di vista fisico siamo tutti diversi, per quanto simili. Abbiamo altezza diversa, peso diverso, colore degli occhi diverso, capelli diversi, scheletro diverso, muscoli diversi, solo per citare elementi macroscopici. Non esistono due persone con le impronte digitali uguali, o con la dentatura uguale, elementi questi che vengono anche utilizzati dall'autorità giudiziaria per identificare un individuo.
Il cervello in quanto un organo fisico, tra l'altro in continua evoluzione è diverso da individuo ad individuo.
Ogni singola persona, in base alle proprie caratteristiche genetiche e fisiche, alle proprie esperienze, ed alla propria formazione si evolve in modo diverso. Neppure due gemelli omozigoti possono dirsi uguali.
Così il presidente della più grande delle aziende non è e non sarà mai uguale all'ultimo dei fattorini della stessa azienda, come non lo è a nessuno dei suoi dipendenti, ma questo non può permettergli di prevaricare nessuno di loro.
In definitiva, nessuno può fare qualsiasi cosa nello stesso identico modo in cui la farebbe un altro.
La conclusione a cui voglio arrivare è questa:
l'uguaglianza tra esseri umani non esiste. Il concetto di uguaglianza è assurdo!
A nessuno, però, deve essere negata la stessa dignità di qualsiasi altro essere umano, cosi come tutti devono poter avere le stesse opportunità di impiegare i propri talenti nel migliore dei modi.
Il mio monolocale
non è quello che vorrei.
Se mia fosse la scelta
avrebbe colori splendenti,
spazi grandi da colmare
con giochi di calda passione.
Del mio monolocale
non posso più fare a meno.
Mi offre un rifugio precario
e l'ombra del desiderio.
Davanti al davanzale
appare una stagione
che mai maturerà
Nel mio monolocale
ripeto parole mai dette,
ripenso a promesse mai fatte,
ricordo occasioni perdute
Il mio monolocale
è solo la casellina
che a me è stata data.
Sono fatti di parole i desideri.
Sono fatti di parole i sentimenti.
Sono fatti di parole i giuramenti.
Perché certe parole sono fatti!
Rubo felicità che non mi appartiene.
Mi illudo che sia mia.
Regalo falsa allegria
a chi non sa che farne.
Poi stanco cedo al sonno
temendo di risvegliarmi
su un misero giorno uguale.
Nonostante la religiosità si esprima secondo molteplici forme e manifestazioni, la nostra società è monoteista e l'unico vero Dio, adorato dalla maggioranza delle persone, è il denaro.
Io mi ritengo ateo, ma non posso prescindere, mio malgrado, dal relazionarmi con individui e comunità che non lo sono.
Lascio sul palcoscenico
la vita in cui credevo.
L’essere schizofrenico
al demone che allevo
ha sciolto le pastoie
e scorro senza ideali,
ricerco becere gioie,
gratifiche tutte uguali.
Mi vede svegliare un’altra mattina.
La faccia che sembra la stessa di ieri.
Il mondo li fuori è un’angusta vetrina
su cui si rincorrono vecchi mestieri.
Ognuno ha sul banco la merce che vende.
Chi compra la paga con la sua moneta
non sempre gradita da chi la pretende,
che non la ritiene abbastanza concreta.
Celate da fresche vesti,
non restano mai visibili,
meraviglie inaccessibili,
delizie di sottovesti.
L’immaginazione corre,
turgide areole sfiora,
bugiardi pudori ignora,
perde vecchie zavorre.
Un rosso mare invade
il dedalo di caverne,
lascia remore eterne,
ogni controllo cade.
Sempre vorrei scoprire
quelle dolci colline,
quel morbido confine
tra vivere ed impazzire.
Due bambini spensierati
giocano e corrono felici.
Nei loro giochi possono tutto,
la vita è un dono da inventare
con i colori più belli del mondo,
senza paure, senza rimpianti.
Ora un bambino soltanto rimane.
Paziente implora la sua memoria
di essergli amica e fargli scordare
le lunghe corse, i giochi, i colori,
le pazze risa, le gite al mare
ed una povera morte banale.
Giorni di pioggia, giorni di sole,
giorni che passano senza parole,
senza lasciare che un vecchio errore
perda il suo amaro antico sapore.
Sbaglio commesso come pazzia,
quando prevale la vigliaccheria.
A niente servono quotidiane lotte.
Lo stesso pensiero ritorna ogni notte,
ma non basterà perché possa cambiare.
ancora una volta ti vedrai scivolare.
Anni di educazione
spesi a raccomandare
dei rigidi principi
pieni di ogni virtù.
Nessuno può confutare
quei fermi insegnamenti.
Nessuno puo immaginare
diversa verità.
E invece era tutto un gioco
una grande commedia
ognuno ben sapeva
come sarebbe andata.
Eppure tra i ragazzi
qualcuno ci credeva.
Un mondo immaginava
regno dell'onestà.
Come una leggenda
Come Babbo Natale.
pian piano si scopriva
la grigia realtà.
Oggi che siamo grandi
pochi ancora ci credono.
Moderni Don Chisciotte
cui presto inevitabile
la giusta delusione
paziente arriverà.
Dipinto di Amedeo Modigliani
Frugando tra le pieghe di una vita
per trovare ragioni mai comprese,
si incontrano grammatiche sospese
povere di una valida via d'uscita.
L'amore mio per te non ha dimora
tra i pochi fogli del vocabolario.
Non è abbastanza un termine sommario.
Nuove parole il sentimento implora.
Un’alba cittadina è un’alba strana.
Un’alba che si specchia tra le case,
si fa strada a fatica tra i palazzi.
Non ha canti di uccelli ad annunciarla,
solo il rombo sinistro dei motori.
Non intenerisce l’anima ai poeti.
Pochi trovano il tempo per guardarla.
Così … senza che alcuno la ringrazi
fa si che il nuovo giorno ci regali
tutto il bene, tutto il male che ci spetta.
Pagine ingiallite
accolgono pensieri,
danno riposo a frasi
sopravvissute e forti.
Mai perderanno il senso.
Un sentimento ingiallito
dona un rifugio all’anima,
abbraccia la mia passione,
stringe grandi emozioni.
Niente potrà cambiarle.
mi accogli con un’agave bruciata
e polverose desolate mura
duro ricordo d’impietoso futuro.
Non passa giorno ch’io non ti pensi
dolente amante per sempre perduto.
dal caldo sole bruciare la pelle,
ora straziata da liquide schegge
gocce gentili di una pioggia imbelle.
Via da una gabbia inutile
volano i miei pensieri,
preda di un sogno futile,
che ottusi carcerieri
nascondono alla mia vista
con mura senza colore.
Quello che mi rattrista
è il falso soccorritore,
l’ipocrita estremista
del gregge protettore.
Dipinto di Giacomo Balla
Un vento scalzo e tiepido accarezza
la notte. E odor di gelsomino spande.
Il buio seppellisce ogni certezza,
cancella il senso a tutte le domande.
Due righe sulla carta per fissare
l’inutile battaglia quotidiana
che un’alba ci farà ricominciare
senza pietà di un’anima puttana.
Dipinto di Renato Guttuso
Sbadiglia la barista
aprendo il suo negozio.
Sfugge una mosca timida
attratta dal profumo.
Per giorni sempre uguali
passanti frettolosi
dimenticano il tempo
lasciato in quella strada
svolgendo azioni inutili
di cui niente è rimasto
se non profonde rughe
che ormai non si cancellano.
Dipinto di Paul Fischer
Come sempre, i pensieri mi scaturiscono da qualcosa che mi capita, da una immagine vista per caso, da una parola sentita, da una conversazione inaspettata.
Cosi, qualche giorno fa una persona di mia conoscenza, di una dozzina d’anni più giovane di me, si è meravigliata per il fatto che io avessi in tasca un fazzoletto di cotone, trovandola una cosa inutile ed anacronistica.
Sono quelle cose che capitano, che mi lasciano nell’anima un senso di inquietudine, anche se sul momento non mi rendo conto esattamente della ragione. Poi io rimugino e, piano piano, l’essenza viene fuori, come un fiore che sboccia e non sempre si tratta di un fiore profumato. A volte addirittura non è un fiore, ma la spina dura e pungente di un cactus che cresce sempre più lunga.
Così, rimuginando, ho realizzato che forse quei dodici anni erano stati quelli che avevano fatto la differenza tra le generazioni nate a poca distanza dal dopo guerra, che ancora davano importanza alle piccole cose, all’attenzione nei gesti e nell’impegno personale e quelle generazioni invece che avevano sempre meno tempo, prese dalla smania di vivere eventi sensazionali e protese verso quello che poi sarebbe sfociato nel consumismo sfrenato di oggi.
Quando io ero bambino i fazzoletti di carta come li abbiamo oggi non erano ancora stati inventati. Esistevano i “Kleenex”, contenuti in scomodissime scatole di cartone. Erano delle veline sottili e ruvidissime considerate da tutti “un’americanata”, che si vedeva solo in certe “pellicole” d’oltre oceano. Ecco, in quei dodici anni avevano inventato i fazzoletti di carta a pacchettini, praticissimi da tenere in tasca, morbidissimi e composti da due o tre veli. Perché portarsi in giro dunque quegli inutili fazzoletti di lino o cotone e soprattutto perché doverli lavare o stirare?
Nel frattempo subivano la stessa sorte i “ciripà” e gli assorbenti igienici femminili.
Io adesso vorrei fare solo un brevissimo commento di carattere pratico: il cotone è un derivato di un fiore di una pianta che si rinnova nell’arco di una stagione, mentre per produrre la carta, il più delle volte si abbattono alberi che impiegano alcuni decenni per crescere.
Al di la di quello che è successo ad i fazzoletti ed ai pannolini, io credo che in generale, in quei dodici anni la mentalità di noi tutti sia cambiata e sia virata verso una direzione che non consente più di tornare indietro, lasciandoci dietro le spalle usanze e costumi che probabilmente nessuna delle nuove generazioni comprenderà mai più.
Dove finiscono i
baci sprecati?
Quelli donati a chi non li merita.
Dove finiscono i baci malati?
Tra uno che ama ed una che recita.
Chi li considera un futile gioco,
chi li dimentica dopo un minuto,
senza pensare a chi arso dal fuoco
per quel momento soltanto ha vissuto.
Dipinto di E. Munch
Chi usa la violenza per qualsiasi fine non può mai avere ragione.
Se essa viene usata per prevaricare qualcuno o per affermare i propri diritti, per invadere un territorio altrui o riconquistarne uno proprio, non fa alcuna differenza.
Chi la pensa diversamente vada a raccontarlo alle vittime o a familiari e amici delle vittime di tali violenze.
Ovviamente, dobbiamo essere concreti. Chi subisce violenza, spesso, non può fare diversamente che rispondere con la violenza, se non vuole soccombere, ma questo è naturale e sacrosanto.
Vorrei però cercare di riportare sinteticamente i fatti così come sono, per quanto possibile, perché in un’epoca in cui i mass media ci bombardano di notizie sempre filtrate da chi ne detiene il controllo, è facile lasciarsi trasportare dalla corrente verso il mare che tutto appiattisce.
Le cose non sono mai semplici, ed ognuno è libero di prendere la posizione che vuole, ma è fondamentale almeno cercare di documentarsi, prima di farlo.
Ø Nel marzo del 2014 la Crimea annuncia la propria indipendenza dall’Ucraina e formalizza l’adesione alla federazione Russa.
Ø Nell’aprile del 2014 alcuni manifestanti delle regioni dell’Ucraina orientale sperano di fare lo stesso e si impadroniscono dei palazzi governativi, quindi chiedono all’Ucraina un referendum per la loro indipendenza (referendum mai concesso ufficialmente).
Ø Nel maggio 2014 il referendum si tiene ugualmente e le regioni orientali dichiarano l’indipendenza. I separatisti ricevono armi dalla Russia e l’Ucraina considera questo fatto come un’invasione.
Ø A partire da questo momento iniziano le ostilità tra i due schieramenti con alterne vicende e si verificano anche casi di crudeltà e crimini ai quali non è mai stato dato grande risalto dai servizi di informazione.
Ø Nel Febbraio del 2015 viene stipulato tra le parti l’accordo di Minsk per un cessate il fuoco ed una progressiva riduzione degli armamenti.nelle zone teatro del conflitto.
Ø Nella primavera del 2021 sorge una crisi diplomatica tra Russia e Ucraina in seguito alla quale Putin ammassa milizie ed armamenti al confine con l’Ucraina.
Ø Il 24 febbraio del 2022 le truppe della federazione russa invadono i territori orientali dell’Ucraina dando luogo a sempre crescenti scontri armati che ancora continuano.
Chi vuole conoscere maggiori dettagli può documentarsi facendo attenzione a scegliere, tra i numerosi articoli presenti in rete, quelli che riportano i fatti con meno commenti.
Spero di avere aiutato i meno informati a farsi una idea.
- Vignetta di Gian Lorenzo Ingrami, in arte Cecigian -
Coraggio
Avere il coraggio di alzarsi la mattina,
Avere il coraggio di cominciare la giornata
Avere il coraggio di cambiare bagno schiuma
Avere il coraggio di mangiare a colazione un biscotto in più
Avere il coraggio di sentirsi felici
Avere il coraggio di aver paura
Avere il coraggio di mettere la camicia che ti piace tanto anche se è brutta
Avere il coraggio di stare zitti
Avere il coraggio di parlare
Avere il coraggio di parlare e dire la verità
Avere il coraggio di pensare
Avere il coraggio di prendere il telefono e fare quella telefonata
Avere il coraggio di amare chi ci ama
Avere il coraggio di amare chi non ci ama
Avere il coraggio di accettare quello che riceviamo anche se non ci piace
Avere il coraggio di finire quello che si è incominciato
Avere il coraggio di girare il foglio
Avere il coraggio di finire
Arte figurativa Angela Lyn
Frenetico ti muovi senza posa,
sempre davanti a quella tana ardente.
Non pensi, non immagini che cosa
ti chiederà di fare quella gente.
Forse vorresti a casa ritornare,
Dove qualcuno paziente ti aspetta
e potrai finalmente abbandonare
cappello bianco, grembiule e paletta.
Dipinto di Antonio D'Antini
Quel fresco sapore di menta tagliata,
che copre l'amaro del freddo metallo,
ritorna ogni giorno al cantare del gallo
e inganna la mente sul tempo adagiata.
Parole nascondono meschine immagini
nell'ansia di credere a false emozioni.
parole che suonano come canzoni
ma scavano intorno immense voragini.
Dipinto di V. van Gogh
Non nascondiamoci dietro ad un dito.
A me piace dire le cose come stanno e con concetti semplici e lineari.
Nonostante quello che possono dire i benpensanti, ogni nostra azione ha come fine ultimo il soddisfacimento dei propri bisogni personali. Chi la pensa diversamente è soltanto qualcuno che ancora non ne ha preso ancora piena coscienza.
Ovviamente, poiché l’uomo, per facilitare il raggiungimento dei propri obiettivi, ha sviluppato dei meccanismi sociali basati sulla differenziazione dei ruoli e sulla condivisione delle risorse, inevitabilmente ricorriamo quotidianamente al contributo che i nostri simili ci possono fornire, per cui, per forze di cose siamo costretti ad instaurare rapporti e relazioni di vario genere.
A questo punto fa la sua comparsa la morale.
Sul dizionario “Zanichelli”, in corrispondenza del vocabolo “morale” inteso come sostantivo, si legge:
" 1 parte
della filosofia che studia i problemi relativi alla condotta dell'uomo SIN. Etica;
2 complesso di consuetudini e norme che regolano la vita pubblica e
privata; "
E poi negli approfondimenti:
"Il complesso di consuetudini e norme che una persona o una collettività considerano come giuste e necessarie, e dunque accettano e propongono come modello da seguire nella vita pubblica e privata, in un'attività e simili si definisce morale."
Alla luce di questa definizione, fin dove è lecito quindi, spingerci avanti per il soddisfacimento delle nostre esigenze quando queste implicano il coinvolgimento di nostri simili?
Probabilmente fino al punto in cui si riesce a non provocare danni a questi nostri simili, a meno che essi stessi non siano consapevoli e coscienti dei danni di cui potrebbero essere vittime e lo accettino di buon grado.
Molte volte, due esseri umani che intavolano una relazione hanno obiettivi divergenti, anche di poco, per cui si deve giungere a compromessi affinché la relazione possa continuare. A questo punto diventa fondamentale la chiarezza di questi obiettivi perché si possano raggiungere dei compromessi soddisfacenti entrambe le parti. Purtroppo spesso, la tendenza all’egocentrismo prevale sull’egoismo ed uno dei due individui si lascia andare alla tentazione di mentire, nascondere o semplicemente lasciar credere all’altro individuo situazioni che non corrispondono al vero, arrecandogli alla fine dei danni fisici, o anche solo morali.
Non per niente gli antichi greci chiamavano “ipocriti” ( ὑποκριτής ) i commedianti, gli attori, quelli che recitano. Quelli che fanno credere qualcosa che invece non è.
A causa di questi comportamenti le relazioni, a qualsiasi livello, si avvelenano, compromettendo la riuscita ed il raggiungimento del fine ultimo dell’egoismo.
Dipinto di James Ensor
Il peccatore al prete in confessione:
"Beato te che al paradiso aspiri!
Solo spero che nulla ci sia dopo,
Perché altrimenti l'inferno mi attende."
E il prete di rimando infastidito:
"nessuno mai è tornato a raccontare
quello che l'altra vita ci riserva.
Ecco il tuo paradiso, è adesso!"
Dipinto di Roberto Ferri
Tu sei come l'acqua
Pulita e trasparente,
quando è pulita,
torbida,
quando non mostri i tuoi pensieri,
fresca,
come un lago alpino
in un giorno di agosto,
gelata,
quando spegni i miei entusiasmi,
impetuosa,
come un torrente,
ti desidero nei momenti di arsura.
Come l'acqua non posso fare a meno di te
La tua essenza tutto quanto invade.
Ogni stupido orgoglio presto cade,
e scompare il timore del raggiro
Erato mai provò cotanta invidia
per chi seppe scatenare ispirazione
in quell'animo colmo di passione,
che abbandonò difesa dall'insidia.
Come l'aria non posso fare a meno
della tua vista, della tua presenza.
Vorrei provare solo indifferenza
ma preda resto del dolce veleno.
Dipinto di Roberto Ferri
In preda alla confusione,
spinti dalla nostra fragilità
gettiamo al vento
speranza e determinazione
cercando amore e felicità.
Una nuda riflessione
ci ricorda l’appartenenza
al valore delle cose leggere,
prima che il ricordo dell’allegria
non ci lasci che rimpianto.
Il dipinto è di Annamaria Pittari
Passiamo la vita,
nel
giusto egoismo,
cercando qualcuno
che prenda la mano
e si curi di noi.
Ma ognuno non pensa,
nel giusto egoismo,
che la propria cura.
Così la ricerca continua.
Per sempre.
E si chiama vita.
Dipinto di M. Chagall
Un mosaico si inizia
sempre dai bordi.
È più facile.
Ancora è presto
Per vedere il disegno.
Lo immagini.
Poi piano piano
Aggiungi le tessere.
Non sempre combaciano,
lasciando fessure tra loro.
Ma quando si trova
il tassello corretto
ciascuno dei pezzi va a posto.
La figura è nitida adesso.
I dettagli compaiono.
Non restano spazi
da poter riempire.
Neanche con l’amore.
Dipinto di Salvador Dalì
Anche quest'anno non regalerò nessuna mimosa, perché lo ritengo lesivo nei confronti delle mimose ed oggi umiliante nei confronti di uomini e donne, però ci tengo a precisare che stimo le donne ma non tutte, così come stimo gli uomini ma non tutti.
Il dipinto è di Salvador Dalì
Vuote e senza sostanza
le parole volano nell’aria.
Non hanno materia,
non hanno colore,
non hanno profumo,
non hanno sapore,
ma fanno rumore
e per questo esistono.
Non esiste il passato,
non esiste il futuro,
il presente è un attimo,
ma in quell’attimo
Vivono le parole
del nostro passato,
del nostro futuro.
Una rivisitazione tanto per ridere
Venditore. Biglietti, Biglietti della
lotteria di capodanno; Biglietti fortunati. Bisognano, signore, biglietti?
Passante. Biglietti della lotteria di capodanno?
Venditore. Si signore.
Passante. Credete che saranno fortunati
questi biglietti?
Venditore. Oh Mister si, certo.
Passante. Come quelli che ha venduto l’anno passato?
Venditore. Più, più assai.
Passante. Come quelli venduti l’anno
precedente?
Venditore. Più, più, Mister.
Passante. Ma come quelli venduti in quale altro anno? Non
vi piacerebbe che i biglietti che vendete adesso fossero fortunati come quelli
venduti in qualche anno passato?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passante. Quanti anni nuovi sono passati da che voi
vendete biglietti della lotteria?
Venditore. Saranno vent’anni, Mister.
Passante. E in quale di questi venti anni passati avete
venduto più biglietti fortunati?
Venditore. Io? non saprei.
Passante. Non vi ricordate di nessun anno in particolare,
in cui i vostri biglietti hanno vinto di più?
Venditore. No in verità, Mister.
Passante. E pure la ne avete venduto di biglietti
fortunati. Non è vero?
Venditore. Certamente!
Passante. Non che quest’anno i vostri biglietti tornino a
vincere come in uno degli anni passati ?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si
potesse.
Passante. Quindi se poteste vorreste che vincessero esattamente tutti i biglietti di
uno degli anni passati con tutte le fortune e le sfortune connesse?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passante. Oh che altre fortune e sfortune vorreste?
Quelle che ho avute io, o quelle del calciatore, o di chi altro? O non credete
che io, e che il calciatore, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per
l’appunto; e che potendo a riavere le stesse fortune e le stesse sfortune,
nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passante. Né anche voi tornereste indietro con questo
patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passante. Oh che fortune vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei quelle che Dio mi mandasse, senz’altri
patti.
Passante. Una fortuna a caso, e non saperne altro avanti,
come non si sa di quelle di quest’anno?
Venditore. Appunto.
Passante. Così vorrei anch’io, e così tutti. Ma questo è
segno che la fortuna, fino ad ora, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che
ciascuno pensa che gli siano toccate più sfortune che fortune, La fortuna che
si vorrebbe avere non è quella che si conosce, ma quella che non si conosce;
non la quella passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, tante fortune arriveranno
per voi e me e tutti gli altri. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passante. Dunque datemi il biglietto più fortunato che
avete.
Venditore. Ecco, Mister. Sono cinque Euro.
Passante. Ecco cinque Euro.
Venditore. Grazie, Mister: a rivederla. Biglietti, Biglietti
della lotteria di capodanno; Biglietti fortunati.
Scusa Giacomo