Se dovessi augurare qualcosa a qualcuno, augurerei sensibilità.
Uno dei più grandi rimpianti della mia vita è di non avere avuto abbastanza sensibilità in certe occasioni in cui sarebbe stata necessaria.
Il dipinto è di Egon Schiele
Uno dei più grandi rimpianti della mia vita è di non avere avuto abbastanza sensibilità in certe occasioni in cui sarebbe stata necessaria.
Il dipinto è di Egon Schiele
Trascinano stanchi ricordi.
Profumi dispersi nel vento
Richiamano volti lontani.
Braccato da vani pensieri
Pronuncio un "mi manchi"
Non detto abbastanza.
Il dipinto è di Renato Guttuso
Io dico che tutto ciò non è importante.
Io dico che l'unica cosa che conta è l'intelligenza. Due persone per stare bene insieme devono avere un quoziente intellettivo molto vicino.
Il dipinto è di William Burton
Eh si, perché il centro del tavolo deve essere lasciato libero per le attività
e per gli oggetti importanti, quelli gratificanti, quelli che in qualche
modo sono reputati in grado di
restituire qualcosa di utile al momento.
Un tempo, nelle aziende, le riunioni venivano fatte quando
occorreva prendere delle decisioni che coinvolgevano diversi gruppi o
dipartimenti dell’azienda stessa, per cui, di solito gli invitati erano
relativamente numerosi, diciamo mediamente intorno alla decina di persone.
Se si doveva discutere di aspetti operativi che richiedevano
l’operato di un paio, o di pochi addetti non si ricorreva certo alle sale riunioni,
ma ci si vedeva nell’ufficio di uno dei partecipanti e si portava avanti il
lavoro da fare.
Oggi, con la giustificazione di un presunto risparmio
economico, gli ufficietti non esistono più ed i vari impiegati sono ammassati in
grandi spazi comuni, magari con scrivanie flessibili, che prendono il nome di “open
space”, per cui anche quando poche persone devono parlarsi, si rende
necessario trovare un piccolo spazio chiuso, per evitare di disturbare gli
altri colleghi che lavorano nello spazio comune. Si sono così create delle mini
salette riunione da poter usare all’occorrenza.
Oggi voglio raccontarvi la storia di una di queste salette
in una delle innumerevoli società per quali fin’ora ho lavorato.
Come dicevo prima, si tratta davvero di una sala molto
angusta, adatta ad accogliere un massimo di due persone, ma è dotata di tutti i
ritrovati della moderna tecnologia, fra cui prese di corrente, connessione LAN,
schermo di ampie dimensioni a cui poter collegare il proprio PC portatile.
Dulcis in fundo, può fare affidamento anche su un dispositivo in grado di
rilevare la presenza umana all’interno, collegato ad un segnalatore luminoso
posto all’esterno, che assume colore verde quando la saletta è vuota e rosso
quando la saletta è occupata da qualcuno.
Purtroppo, (succede anche nelle migliori famiglie) proprio
questa funzionalità, dopo un breve periodo iniziale, ha cominciato a fare un po’
di capricci, non fornendo più la corretta informazione.
La faccenda non è stata molto semplice da risolvere, ma alla
fine, dopo diversi mesi, grazie al contributo di numerosi tecnici, che però
hanno richiesto un non trascurabile costo in termini economici e di risorse
umane impiegate anche amministrative, per la gestione delle ditte appaltatrici,
il problema è stato risolto e la funzionalità pienamente ripristinata.
Quello che mi lascia lievemente perplesso è però il fatto
che sia la parete che la porta della saletta sono a vetri e lasciano
perfettamente vedere se all’interno si trova qualcuno.
C’è una morale in tutto questo? Non lo so.
Lascio decidere al lettore.
Ti sento mia
Mi sento tuo
Perché mi è facile sentirti
Ma mai vorrei sentirti
se tu non vuoi
Per essere uno
Scultura è di Marcello Morandini
Dietro al vetro scorre sbiadita la pianura
implorando sguardi assonnati e distratti
Orizzonte consueto, speranza d’avventura,
camicie ben stirate e baveri ancora intatti.
Al tramonto ricomincia quella corsa lenta.
La stanchezza distrugge ogni residua voglia
L’anima e il corpo cercano pace e li spaventa
trovare anche domani un’esistenza spoglia.
Troppo tardi si comprendono gli inganni
Quando ormai tutte le strade sono chiuse
Resti solo e privo di risorse conti i danni
Stringi in mano le speranze ora deluse.
Fai di tutto allora per lasciarla andare
Metter fine a un’esperienza ch’è appassita
Senza giungere al traguardo di sbocciare.
Ma non puoi. Tu sai che quella è la tua vita.
Scultura di Marcello Morandini
"Un vero snob, quando è sincero, non sa resistere alla tentazione di essere cafone."
Nella foto : La signorina snob interpretata dalla grande Franca Valeri
Secondo il vocabolario Treccani :
"〈snòb〉 s. ingl. [parola che significava in origine «cittadino di basso ceto» e nell’ingl. dialettale «ciabattino», assunta nel gergo studentesco inglese per indicare una persona estranea all’ambiente, passata quindi a significare «persona non fine, non adeguata a un ambiente colto e raffinato», e diffusa in Europa dal romanzo The book of snobs (1848) di W. Thackeray; è priva di fondamento l’opinione, molto diffusa, che sia un’abbreviazione della locuz. lat. s(ine) nob(ilitate) «senza nobiltà»] (pl. snobs 〈snòb∫〉), usata in ital. come s. m. e f. e agg. – Chi ammira e imita ciò che è o crede sia caratteristico o distintivo di ambienti più elevati; chi ostenta modi aristocratici, raffinati, eccentrici, e talora di altezza, superiorità"
Un semplice gesto e cadono calde gocce.
Il corpo fuori puliscono e rinfrancano.
pietose precipitano dai fori delle docce,
scorrono sulla pelle e i pori spalancano.
Sul viso stanco raggiungono altre gocce
sgorgate con fatica per lavare dentro
un vecchio cuore mutato come rocce
a forza, invano, di far da baricentro.
Dipinto di Giancarlo Festa
Ciò che facciamo, come ciò che diciamo è soggetto ad interpretazioni, ma è quando i fatti non riflettono le parole che nasce l'inganno.
Pochi giorni sono passati da quando sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza che ha escluso l'ergastolo per l'assassinio di Carol Maltesi ad opera di Davide Fontana:
"L’idea di perdere i contatti stabili con colei che egli, per sua stessa ammissione e secondo l’amica testimone, amava perdutamente, da cui sostanzialmente dipendeva poiché gli aveva permesso di vincere la sostanziale solitudine in cui si consumava in precedenza e di vivere in modo finalmente diverso e gratificante, si è rivelata insopportabile". "A spingere l’imputato non fu la gelosia ma la consapevolezza di aver perso la donna amata".
Io, naturalmente non voglio entrare nel merito della sentenza, ne tanto meno nell'operato dei giudici. Ancora meno mi permetto di esprimere opinioni sul fatto che lui si sia sentito usato da lei, poiché non ho abbastanza informazioni su come si sia svolta la loro relazione. Tuttavia devo ammettere di provare un senso di fastidio per come, secondo me, certi termini sono stati usati impropriamente e con un po' di leggerezza.
Come si fa a dire che una persona sia stata uccisa da chi la "amava perdutamente"?
Perché qui, si tratta squisitamente di una questione di termini o forse di semantica, nel senso che ad i termini usati non viene attribuito il significato appropriato. Per definizione, ed anche per mia personale esperienza, chi ama una persona vuole solamente il suo bene, per cui non può certo arrivare a causarne la morte. Il vero amore non è influenzato dai comportamenti della persona amata
Chi ama veramente (e perdutamente) qualcuno arriva ad amare perfino i suoi difetti e quando si rende conto di avere perduto quella persona, ovviamente ne soffre atrocemente, ma la lascia andare. perché sa che se non lo facesse quella persona sarebbe infelice Può anche tentare di riconquistarla, ma di certo non la uccide. Il sentimento che ha spinto all'assassinio mi sembra più un egocentrismo possessivo esasperato fino all'estremo gesto.
Ed allora, tutti, cerchiamo di dare alle parole che usiamo il giusto significato!
Inutili ore chiudono
un giorno inutile.
Inutile come quelle
gocce che cadono,
inutile come quel
vento che soffia.
Sorrisi, pianti, lotte,
parole inutili
in un vivere inutile.
Installazione artistica di Kaarina Kaikkonen
Mi piace guardarti ad occhi chiusi,
le tue care bellezze le so a memoria.
Mi piace seguire col mio sguardo cieco
i tuoi delicati, sinuosi, bramati profili
Mi piace farti solo regali brutti,
perché non potrei fartene altri.
La cosa più bella di questo mondo
non lo sarebbe piu accanto a te.
Mi piace aprire i miei occhi chiusi
e all’improvviso scoprire che sbagliavo,
che sei molto più bella dell’ultima volta,
ed allora mi piace guardarti andar via,
chiudere gli occhi e aspettare che torni.
Grazie ad una persona mia amica ho potuto fare caso ad una notizia di qualche giorno fa che, devo ammettere, mi era sfuggita: Il nostro Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano si è autoimposto di leggere almeno un libro al mese. "Un fatto di disciplina, come andare a messa" (parole sue). Per il ministro infatti, la lettura è un antidoto alla superficialità e alla dispersione mentale.
Tutte cose che ad un primo, distratto sguardo, possono apparire assolutamente sacrosante e condivisibili. Però, riflettiamo un attimo su che cosa significa questa affermazione.
A parte il fatto che un libro al mese mi sembra davvero poco, questo tuttavia è opinabile in quanto oltre ad essere soggettivo, dipende anche dal peso del libro che si legge, comunque significa che il nostro ministro della cultura considera la lettura una imposizione, che si è dato da solo, d'accordo, ma sempre imposizione.
A mio modo di vedere la lettura dovrebbe essere, prima di tutto, un piacere e poi dovrebbe essere spinta dal desiderio di ampliare la nostra cultura e migliorare il nostro spirito critico, non certo una imposizione.
Attenzione, comunque! Non focalizziamoci sul fatto singolo che come sempre lascia il tempo che trova, quanto piuttosto sulla mentalità delle persone che amminstrano la cosa pubblica in questo momento. Un paio di volte mi sono trovato a discutere con un'altra persona mia amica se la cultura fosse di sinistra e perché. Ecco, forse questo episodio ci aiuta a farci una idea.
Se chi è chiamato amministrare la nostra cultura ha questa visione del suo ambito di competenza, che cosa possiamo aspettarci?
Mala tempora currunt.
Grazie A.
Tu che a nessuno vuoi dire chi sei,
spinta dal vento del nord fino a qui,
forse cercando avventure da vivere
per non pensare a una storia impossibile.
Quello che porti non vuoi regalarlo
a chi non sapeva potessi esistere.
Ciò che ricevi è senz’alto minore
di quanto lasci, ma non te ne curi.
Ora che il vento è cambiato sparisci.
Non un rimpianto, non un passo indietro.
Nessun affetto il tuo cuore ha provato.
Dipinto di Claude Monet
L’essere umano è interessante perché è pieno di perversioni.
Le perversioni sono le caratteristiche che rendono ciascun individuo o gruppo di individui diverso dal resto delle persone considerate normali e proprio per questo ne definiscono il fascino.
Questa volta sono quasi sicuro di trovare il favore di una considerevole fetta di lettori, perché pressoché tutti abbiamo sperimentato quello che sto per accingermi a descrivere.
Ci deve essere una grande perversione in chi definisce gli algoritmi per piegare i “bugiardini” inseriti nelle scatole delle medicine. Perversione che ad esempio non hanno gli omologhi che si occupano delle istruzioni riposte nelle scatole dell’IKEA, dove, invece ripiegare gli opuscoli è la cosa più facile di tutto il pacchetto, Ma questa è un’altra storia.
Tornando a noi, qualsiasi persona apparentemente sana di mente che debba ripiegare un foglietto di carta, solitamente molto più lungo che largo, lo piega prima nel mezzo del lato maggiore per poi procedere per piegature mediane successive fino a raggiungere la dimensione desiderata.
Ebbene, chi piega o definisce la sequenza per piegare i bugiardini sembra sfuggire a questa semplice e logica regola. Qualsiasi bugiardino che si rispetti, una volta spiegato, per quanti tentativi si facciano, è praticamente impossibile da riportare allo stato originario, che è anche la ragione principale per cui viene gettato nella spazzatura (secchio per la carta, mi raccomando) non appena tirato fuori dalla scatola e letto sommariamente.
Alcune volte mi è venuto in mente che doveva trattarsi di una specie di gioco, un cubo di Rubik ante litteram studiato per distrarre gli ammalati.
Per finire vorrei lanciare un appello: prego chiunque fosse in grado di spiegarmi in modo semplice la logica della piegatura dei bugiardini di farmelo sapere per le vie brevi.
Fra chi riempie
vetrine sgargianti
di duro lavoro,
un tanto al chilo,
alla rinfusa vendo
sbiaditi brandelli
dell’anima mia.
Non serve denaro.
Mi basta un minuto
di tempo sincero,
rubato agli inganni
di un vivere alacre.
Per ognuno di noi arriva un'età in cui non si può più far tesoro di nessuna ulteriore esperienza. Tutto si tramuta in tempo che inesorabilmente passa e si perde.
Aspetterò.
E vedrò ogni nuovo sole sorgere e tramontare.
Aspetterò di smettere di voler capire
ciò che non ha senso sia capito.
Aspetterò chi ha scelto, ma non decide.
Aspetterò di dimenticare e di essere dimenticato.
Ed ogni azione fatta sarà un'attesa inutile.
Aspetterò,
perché non posso fare altro
In una stagione dal cielo che vede
il sole e le nubi rubarsi la scena,
un raggio di luce caparbio concede
a un tenero fiore di nascere appena.
I suoi colori hanno fatto più lievi
scoscesi cammini di anime sole,
il suo profumo sembrare piu brevi
le attese vane di poche parole.
Le dure spine che coprono il fusto
sono una inutile innocua difesa
Chi lo calpesta può essere ingiusto
non pagherà la sua perfida offesa.
L'egoismo,
ovviamente nella sua sana e nobile accezione, costituisce il principio su cui
si basano tutti i comportamenti degli esseri viventi, ed in particolare degli
esseri umani.
Ma negli umani,
appunto, come si manifesta l'egoismo?
L'Uomo, ma
anche la Donna ovviamente è, un essere molto complesso, per cui non sempre
l'analisi dei suoi comportamenti risulta immediata. Cercherò in modo spicciolo
di abbozzarne una.
Premesso che la
prima cosa a cui ciascuno tende è il soddisfacimento dei propri bisogni,
proviamo ad identificarli o a darne una classificazione.
Di sicuro in
testa abbiamo i bisogni primari che io chiamerei anche fisiologici :
Alimentarsi e dormire, perché senza di essi non può assicurare la sopravvivenza
di ciascun individuo, per cui sono bisogni imprescindibili.
Io aggiungerei
anche riprodursi, perché senza la riproduzione non si può garantire la
sopravvivenza della specie, anche se, in effetti, esistono dei soggetti che non
ne sono interessati.
Ovviamente se i
bisogni fossero solo questi, le cose sarebbero troppo semplici e saremmo anche
tutti uguali. Ad esempio, un altro bisogno importante è il soddisfacimento del
piacere. Proprio in virtù di questo bisogno, gli individui si differenziano.
Poiché l'uomo è
si fatto di un corpo fisico, ma possiede anche un intelletto sufficientemente
sviluppato, i piaceri possono essere di tipo materiale o di tipo intellettuale.
Per intenderci, i piaceri materiali sono quelli derivanti in maniera diretta ed
immediata dai cinque sensi: Il sesso, i piaceri della gola.
I piaceri
intellettuali sono quelli che ovviamente derivano dai cinque sensi, perché questi
rappresentano i canali di comunicazione con il mondo esterno, ma scaturiscono
da una elaborazione mentale di quello che percepiamo : per esempio il piacere
che deriva dalla lettura di un libro, quello che deriva dal possesso di alcuni
oggetti e tutti gli affetti in generale.
Quando i
bisogni cominciano a diventare tanti, difficilmente potranno essere soddisfatti
tutti, per cui si rende naturalmente necessario assegnare a ciascuno di essi
una priorità per poter attuare con successo il nostro egoismo e, naturalmente,
occorre definire delle regole, che dovrebbero essere soggettive, per la
definizione di tali priorità.
Apparentemente,
nella società moderna, non c’è soluzione al dilagare della tendenza alla
monetizzazione totale.
Intendo dire
che ormai sembra talmente radicata che i più fanno proprio fatica a disgiungere
il valore monetario dall’essenza di una cosa. Cerco di spiegarmi meglio. È
abbastanza naturale ormai, quando pensiamo ad un oggetto, pensare
immediatamente al controvalore in euro, o in una qualsiasi valuta corrente che
quell’oggetto ha. Tutto questo, per gli oggetti fisici può avere un senso,
poiché in un mondo dove il baratto, per ovvie ragioni, è diventato ormai poco
applicabile, risulta molto comodo introdurre un agente intermedio che è appunto
il denaro. Su questo non ci piove, e non mi sogno assolutamente di contestare
questo meccanismo.
Il problema
secondo me si pone quando ci troviamo di fronte alla necessità di dover
stabilire una priorità per i bisogni legati a beni ed oggetti non materiali, ed
è questo che differenzierà ciascun individuo.
Ci saranno persone che attueranno il proprio egoismo focalizzandosi su oggetti che possono essere monetizzati in qualche modo e persone che, invece, si focalizzeranno su oggetti e bisogni che non possono essere monetizzati. Queste due categorie difficilmente potranno riuscire a trovare un equilibrio che consenta di relazionarsi tra di loro in modo armonico.
Dipinto di Alberto
Sughi
Probabilmente tutti gli individui dotati di un minimo di capacità critica si sono chiesti, almeno una volta nella loro vita, che cosa sia la libertà.
Lasciamo stare per adesso che cosa la libertà rappresenti nella vita di un essere vivente in generale e di un essere umano in particolare, anche se le tematiche sono intimamente connesse, ma cerchiamo di farci una idea su quale possa essere la definizione di libertà. Theodor Adorno in una celebre frase, citata da molti, afferma che la libertà non sta nello scegliere tra due possibilità, ma nel potersi sottrarre alla scelta. Potrei essere anche d'accordo, ma adesso, io mi chiedo, invece: è mai possibile sottrarsi ad una scelta?
Attenzione a non cadere nella trappola di dimenticare come i nostri comportamenti siano caratterizzati, non soltanto da tutto quello che più o meno consapevolmente facciamo, nel senso delle azioni concrete che intraprendiamo, ma anche, ed oserei dire, soprattutto da tutto quello che non facciamo e dalle azioni che, sempre più o meno consapevolmente, omettiamo o evitiamo di compiere.
Parecchia gente non si rende conto di come, sia tutto quello che facciamo, sia tutto quello che non facciamo abbia delle conseguenze sugli avvenimenti futuri che ci riguardano direttamente. Forse tanti pensano che se non partecipano attivamente al compimento di qualcosa, saranno responsabili in misura minore degli avvenimenti che ne scaturiranno, ma in realtà la responsabilità di ciò che non abbiamo fatto, è almeno pari alla responsabilità di cio che non abbiamo fatto. Intendo dire che sottrarsi ad una scelta è di fatto una scelta anch'essa
Ed allora la libertà dov'è?
Io credo che come esseri umani dal momento in cui nasciamo il nostro futuro venga determinato da ogni avvenimento del passato, sia che questo consista in un'azione fatta sia che consista in una azione non fatta, dove includo nelle azioni anche il proferimento di parole dette o non dette.
Per tutta la permanenza che ci è concessa sulla terra noi siamo prigionieri della nostra esistenza. Esserci è di per se una limitazione della libertà.
Ecco! Ognuno di noi sarà veramente libero quando smetterà di esistere.
La scultura è di Arturo Martini
seguirle nel cielo in un placido volo,
rimuovere usbergo alla malinconia
e ancora una volta sognare da solo.
Le nostre esistenze son fatte di sogni,
che presto svaniscono come le nuvole,
di colpo cancellano tutti i bisogni
lasciando finire una vita incolpevole
Anche
quest’anno ce l’abbiamo fatta. Siamo riusciti a superare le feste natalizie,
almeno apparentemente,
indenni.
“I miei più
servili auguri di un distinto Natale ed uno spettabile anno nuovo”
Questo scriveva il ragionier Ugo Fantozzi sul suo biglietto di auguri, che esprimeva in forma grottesca una consuetudine che invece, purtroppo, grottesca non è.
Da sempre, infatti, gli auguri di un sottoposto al proprio superiore non sono altro che delle frasi fatte che, quasi sempre, per nulla, rappresentano i reali sentimenti.
Ad onor del vero però dobbiamo ammettere che anche i superiori non sono da meno, in fatto di banalità, nei confronti dei loro sottoposti.
Sicuramente
alcuni (spero molti) ci avranno fatto caso, ma tutti gli anni, nelle aziende,
il presidente, il responsabile del personale, ma anche i semplici direttori di
reparto, diffondono, con il sorriso sulle labbra, lieti messaggi di auguri, che immancabilmente ogni anno reiterano gli stessi concetti:
Insomma, dei messaggi talmente generalisti che potrebbero essere propinati ogni anno, esattamente uguali, cambiando solo il numero dell’anno.
È mai possibile che non si possa cercare di scrivere qualcosa di più specifico e veritiero?
E soprattutto mi chiedo perché tutti ci comportiamo così?