domenica 6 aprile 2025

Quando

 


Quando smetterò

di immaginare poesie su di lei

mi fermerò a guardare

la pioggia che cade,

il vento,

i biscotti del mattino.

Quando smetterò

di pensare a come mangia lei

mi fermerò a guardare

un lago,

una nuvola,

un cielo.

Quando smetterò

di ricordare il colore delle sue labbra

mi fermerò a guardare

i tulipani.


mercoledì 2 aprile 2025

A volte...

 


A volte ci imbattiamo in persone che ci fanno chiedere se siano così perché hanno capito tutto della vita o perché non hanno capito niente.

Il dipinto è di Joan Mirò

venerdì 28 marzo 2025

Orgoglio

 


Cos’altro rimane se non l’orgoglio?

In questa prigione di rami spezzati

spero nei frutti di un albero spoglio

rifugio di vecchi ricordi sfocati.

Lo specchio riflette ossa sporgenti,

il tempo ripete la sua missione cruda.

Accetto deluso insuccessi evidenti,

sotterro brandelli dell’anima nuda.


Il dipinto è di Marc Chagall

martedì 18 marzo 2025

Anaffettività

 


Oggi l’anaffettività dilaga. I sentimenti sono considerati debolezze, o ancora peggio degli inutili orpelli.

Il raggiungimento del mero profitto economico guidato dalla razionalità ha ormai assunto il rango di normalità e l'apparenza viene coltivata oltre misura.

Pochi si chiedono se esistono altri valori o modi sui quali basare l'esistenza.

domenica 9 marzo 2025

Rivelazioni

 


Tutte le persone che incontriamo, con il loro comportamento, ci rivelano, fin dal primo momento, la loro vera natura, solo che un po' per inesperienza, un po' per immaginazione, spesso non siamo capaci di comprenderla.

martedì 25 febbraio 2025

Non c'è tempo

 



Tra banchi di nebbia

e raggi di sole

trascorrono vette,

colline, castelli,

burroni, cascate,

giardini e laghi,

inerti testimoni.

Improvvisamente

ti accorgi:

Non resta abbastanza

tempo per dimenticare


Il dipinto è di Gustav Klimt

lunedì 24 febbraio 2025

Due categorie

 


Ci sono due categorie di persone delle quali abbiamo bisogno: quelle dalle quali speriamo di ottenere qualcosa di utile e quelle che amiamo.


Il dipinto è di Renato Guttuso

venerdì 14 febbraio 2025

 


Ieri ho sentito al telegiornale che sempre più giovani italiani espatriano, anche non laureati, e che questo si traduce in un problema per le imprese italiane che non riescono a trovare personale da assumere. La notizia si rifaceva al rapporto presentato al CNEL nell'ottobre dello scorso anno (reattività eccezionale) di cui riporto il link qui di seguito.

https://www.cnel.it/Comunicazione-e-Stampa/Notizie/ArtMID/1174/ArticleID/4378/PRESENTATO-AL-CNEL-IL-RAPPORTO-GIOVANI-ALL%E2%80%99ESTERO#:~:text=Il%2035%25%20dei%20giovani%20residenti,alta%20(17%2C1%25).

Mi sento di fare una riflessione da uomo della strada.

Ormai abbiamo dato per scontato che il modello della domanda e dell'offerta sia quello da adottare. Se, putacaso, decido di acquistare un appartamento, è universalmente accettato che io non pagherò quell'appartamento un prezzo stabilito in base al costo dei materiali utilizzati più il costo della mano d'opera, bensì in base alla richiesta di appartamenti confrontata con la disponibilità degli stessi.

Allora io mi chiedo, perché non debba avvenire lo stesso con il mercato del lavoro. Se le imprese non riescono a trovare personale da assumere, forse è perché la domanda è superiore all'offerta e quindi, forse, dovrebbero proporre condizioni d'ingaggio più allettanti e non solo in termini economici (ad esempio orari ridotti, facilitazioni logistiche e sociali o benefit di vario genere). Invece le imprese cercano personale, ma propongono posizioni da tirocinante con solo un rimborso spese (da fame) oppure contratti a termine senza nessuna garanzia per l'occupato.

A mio parere le imprese non dovrebbero limitarsi a piangere, ma fare qualcosa di concreto per invertire la tendenza.

domenica 9 febbraio 2025

Sono seriamente preoccupato

 


Sono seriamente preoccupato per come si stanno mettendo le cose in Italia. I fatti stanno prendendo una brutta piega ed ogni giorno che passa mi sembra che la situazione peggiori sempre di più.

Ormai certi comportamenti sembrano essere diventati di tendenza e vengono passivamente, anzi direi quasi con un senso di compiacimento, accettati dalla maggior parte di noi godendo di questo volersi uniformare alla massa, senza veramente chiedersi se corrisponde ai nostri gusti o desideri.

Lo so, è vero che esistono ancora delle sacche oserei dire "elitarie" in cui questo, per fortuna ancora non avviene, ma se osserviamo quello che succede a basso e medio livello, non c'è da stare molto allegri.

La realtà è che se oggi andiamo in un ristorante, una pizzeria, un pub, un fast-food, è praticamente difficilissimo riuscire ad ordinare un piatto che non sia contaminato dalla famigerata rucola. Qualcuno obietterà che io sono di parte e parlo così solo perché la rucola non mi piace, però , signori miei, è mai possibile che adesso la si debba trovare come ingrediente in pressoché la maggioranza delle pietanze che vengono servite?

Quando ero giovane io, la rucola era soltanto una delle tante erbe  ( che fra l'altro, ai tempi, era pure selvatica ) che poteva essere usata come alimento povero.

Oggi praticamente non esiste insalata che non la contenga, così come è diventata usanza comune metterne un po' in quasi tutte le pizze, le piadine o i panini. Viene ormai servita come contorno in moltissimi secondi. 

Per me è inaccettabile che tutte le volte che ordino una pietanza io debba richiedere che non venga messa la rucola, quasi fossi io quello "strano".

Non se ne può più!

mercoledì 29 gennaio 2025

C'è modo e modo

 


Non è importante solo quello che facciamo, ma anche la maniera con cui lo facciamo, perché rivela la nostra sensibilità ed i valori in cui crediamo.

Il dipinto è di E. Munch

domenica 19 gennaio 2025

Historia magistra vitae

 


Faccio una brevissima premessa, perché non mi piace sul mio blog scrivere di politica, ma a volte dovrei mordermi le mani fino ai gomiti per non farlo.

La premessa è la seguente: sono il primo a dire che le opposizioni debbano fare con impegno il loro lavoro, e con il governo che ci ritroviamo, è lampante che di lavoro le opposizioni ne hanno tanto, gli sforzi, però dovrebbero essere focalizzati verso gli errori del governo (non c'è che l'imbarazzo della scelta) non verso i provvedimenti, potenzialmente, positivi. Fine della premessa.

Secondo me qualsiasi italiano con veramente un minimo di cultura, dovrebbe solamente essere contento di un disegno di legge che favorisca lo studio del latino e della storia nelle scuole dell'obbligo. Non fosse altro per i disastri, attualmente visibili, causati proprio dalla eliminazione di queste importanti materie.

Adesso, io non voglio fare quello che inventa l'acqua calda.

"Non si impara il latino e il greco per parlare queste lingue, per fare i camerieri o gli interpreti o che so io. Si imparano per conoscere la civiltà dei due popoli, la cui vita si pone come base della cultura mondiale. La lingua latina o greca si impara secondo grammatica, un po' meccanicamente: ma c'è molta esagerazione nell'accusa di meccanicità e aridità. Si ha che fare con dei ragazzetti, ai quali occorre far contrarre certe abitudini di diligenza, di esattezza, di compostezza fisica, di concentrazione psichica in determinati oggetti. Uno studioso di trenta-quarant'anni sarebbe capace di stare a tavolino sedici ore filate, se da bambino non avesse coattivamente, per coercizione meccanica assunto le abitudini psicofisiche conformi? Se si vogliono allevare anche degli studiosi, occorre incominciare da lì e occorre premere su tutti per avere quelle migliaia, o centinaia, o anche solo dozzine di studiosi di gran nerbo, di cui ogni civiltà ha bisogno". Così scriveva Antonio Gramsci che, sinceramente a me, proprio di destra non sembra.

Semmai il lavoro delle opposizioni, dovrebbe consistere nel vigilare in parlamento e combattere affinché la legge venga stilata ed applicata in modo sensato. 

La storia non è solo la storia antica. Studiare la storia significa anche studiare come e perché, ad esempio, nel secolo scorso in Europa siano nati i regimi totalitari suprematisti e ricordare la distruzione a cui hanno portato, perché se si perde la memoria di questi fatti, si ricadrà inevitabilmente negli stessi errori. 

"Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla" - Pier Paolo Pasolini -

venerdì 17 gennaio 2025

La gente non sa usare gli smartphone

 


Negli ultimi 40 anni, un po' in tutti i campi, ma oserei dire, soprattutto nel campo delle telecomunicazioni, sono stati fatti i proverbiali passi da gigante, ma non di un gigante qualunque. Stiamo parlando di un gigante giovane ed atletico che procede di corsa.

40 anni fa , in tutte le case troneggiava ancora il nostro apparecchio telefonico collegato alla borchia nella parete, un soprammobile piuttosto imbarazzante che per anni ha scatenato la fantasia dei "designer" nel tentativo di renderlo un oggetto d'arredamento.

Oggi invece, come in un vecchio album di Edoardo Bennato uscito parecchi decenni fa, ci siamo liberati dai fili, forse restando tuttavia un po' burattini, e, tranne pochissimi esclusi, il telefono ce lo portiamo sempre appresso. Ha pure cambiato nome: "smartphone", telefono "furbo", perché adesso, questo apparecchietto indispensabile è diventato capace di fare tantissime cose e non solo mettere in comunicazione verbale "realtime" due o più persone distanti (fisicamente) tra loro.

Il problema è che come per tutte le invenzioni aventi un grado tecnologico al di sopra di una certa soglia, la maggior parte delle persone, anche se non può fare a meno di tenerlo in tasca, non è in grado di usarlo propriamente (e correttamente).

Faccio l'esempio più banale, anche se vista la quantità di funzioni che il "telefonino", come è affettuosamente chiamato dai suoi utilizzatori, sarebbe capace di svolgere, l'elenco sarebbe lungo.

Tantissime persone, credetemi, sono veramente tantissime e sorprendentemente tra i giovani, utilizzano applicazioni come WA o simili, intrattenendo in tempo quasi reale conversazioni, scambiandosi messaggi vocali. Intendo dire che il costume di oggi è il seguente: se Anselmo desidera parlare con la sua fidanzata Iole, le manda un messaggio vocale e questa gli risponde istantaneamente con un altro messaggio vocale e via di seguito, finché uno dei due non dice (sempre in un messaggio vocale), "adesso devo farmi il bidet, scusa, ci sentiamo più tardi".

Qualsiasi persona di buon senso si chiederebbe perché in una circostanza del genere questi due individui non si telefonino, piuttosto che usare l'applicazione di messaggistica istantanea in modalità vocale.

Anche perché, ormai tutti i contratti che le società telefoniche propongono, prevedono che dietro al pagamento di una quota fissa mensile, si abbiano minuti illimitati sulle conversazioni e invece una quantità limitata, sebbene in genere moto alta, di banda utilizzabile per la trasmissione dati (i famosi GIGA) esaurita la quale ogni singolo bit trasmesso viene pagato a peso d'oro.

Tutti i messaggi spediti con queste applicazioni, anche se vocali, sono dati che vanno ad intaccare il quantitativo mensile che ci è concesso, quindi non ha senso utilizzare la trasmissione dati per delle conversazioni, di fatto, vocali, quando invece abbiamo a disposizione chiamate illimitate.

E questo è.


giovedì 16 gennaio 2025

Fughe

 


La briciola sulla tovaglia, inerte testimone,

una goccia di caffè avanzato tinge la tazzina,

resti appassiti di un’avara di sogni colazione,

fuori dalla finestra ancora la stessa palazzina.

Scivolano i pensieri verso fughe troppo lontane,

vestigia diroccate di un’esistenza presunta

di orizzonti improbabili e di estasi profane.

Rimane quella briciola sulla tovaglia unta.