sabato 20 aprile 2013

Polvere



Quanta polvere ho addosso
E quanto affanno
Per trovare un riparo dal vento
Che la porterebbe via.

C'era una volta l'istruzione


Un recente sondaggio rivela che in Italia il numero dei laureati è in calo.
Non è una situazione alla quale si arriva da un giorno all’altro, e non è neanche il risultato ultimo di una serie di condizioni in cui si trova il nostro paese.
Deve essere piuttosto considerato come un indicatore, sul quale, a mio parere occorre riflettere un pochino.
Se a questo aggiungiamo pure che il livello di qualità dell’istruzione nelle scuole dell’obbligo si è abbassato, e che da sempre l’Italia è un paese dove si legge poco, ne esce un quadro allarmante.
Nello stesso tempo si sta assistendo ad una progressiva migrazione di una parte degli studenti, dalle scuole pubbliche verso quelle private, forse alla ricerca di una migliore preparazione, ma su questo occorre stare attenti, perché se si escludono poche scuole veramente prestigiose (e quindi non alla portata di tutti), la maggior parte degli istituti privati sono popolati da un esercito di insegnanti con poca esperienza, la cui selezione viene effettuata senza criteri adeguati ad assicurare lo svolgimento corretto della funzione per la quale un docente dovrebbe essere chiamato ad operare. Tant’è che molte volte questo genere di scuole diventa l’unico porto di accesso al famoso “pezzo di carta” per alcuni studenti che hanno avuto scarsa fortuna nelle scuole pubbliche.
Provate a sentir parlare i giovani d’oggi ( ovviamente non voglio fare di tutta l’erba un fascio, sto parlando però della maggioranza ). Vi accorgerete subito che parlano usando un vocabolario molto limitato e composto in buona parte da parolacce, nonostante la lingua italiana sia una tra le più ricche di vocaboli.
Poiché io sono fermamente convinto che niente avviene per caso, non posso fare altro che attribuire la spiegazione di tutto questo a quello che è avvenuto in Italia, diciamo nell’ultimo ventennio.
 I modelli, ed i valori sono cambiati
Oggi il successo personale viene identificato con la disponibilità di denaro, mentre mediocre viene considerata la persona che ne possiede poco. L’apparenza è più importante della sostanza, e chi più appare può aspirare a remunerazioni più alte di chi invece svolge la propria attività discretamente.
Quasi tutti i ragazzi e le ragazze di oggi aspirano a diventare calciatori o veline.
In questo scenario, a che cosa serve andare all’università ?
Ah, dimenticavo, in questo modo è molto più semplice per qualcuno controllare le masse e garantirsi il potere sovvertendo la Democrazia, ma che importa, quando in tasca si ha il telefonino di ultima generazione e si va in giro con le mutande firmate.