mercoledì 23 dicembre 2020

Schiavo

 


Ogni volta che avrei dovuto lasciare

ed invece ho insistito fino al successo,

o fino a farmi male.

Ogni volta che ho inseguito passioni

fino a consumare ossa ed anima.

Oh !  Beata mutevolezza !

Costanza e determinazione,

Da tutti elogiate,

hanno fama di pregi e sono schiavitù.


venerdì 18 dicembre 2020

Terremoto


Bello sentirsi al sicuro di casa.

Distratto, non pensi alla crepa sul muro.

è solo una crepa, non nuoce a nessuno,

ma quando la scossa si abbatte violenta

è ormai troppo tardi per porre rimedio

La volta crollata ti ha già seppellito

Non c'è più la casa, il rifugio è distrutto.

Se ancora in vita lascerai le macerie,

trovando il coraggio di dimenticare,

un luogo sereno sorgerà ancora

per l'anima stanca.

Giudizio



Siamo talmente avvezzi a giudicare che abbiamo fatto diventare la parola "giudizio" sinonimo di "saggezza", quando invece dovrebbe esserlo di "stoltezza".

sabato 12 dicembre 2020

La grande corsa

 

Ormai da ben più di metà del tempo della mia esistenza vivo al Nord, in una pianura padana che nella maggior parte delle giornate, complice una sottile foschia fa credere che il mondo sia tutto così: senza un inizio, ne una fine.

Trapiantato da una Catania operosa, ma stanca, da tutti questi anni, ogni mattina , mi trovo a fare i conti con il mito della velocità.Qui infatti tutto sembra andare veloce. Molto più veloce che in altri posti. Le automobili, i treni, i passanti per strada.

A volte anche il tempo, qui sembra scorrere più velocemente che altrove.

Si potrebbe pensare che tutta questa velocità e tutto questo affannarsi per fare tutto in fretta serva a dare uno scopo alla nostra stessa esistenza, a riempirla di risultati ed, invece, ci sono giornate in cui da quando mi sveglio al mattino, arrivare alla sera è un attimo, mi chiedo che cosa ho fatto nel mentre e mi rispondo: “Niente! Non ne ho avuto il tempo!”.

Forse più che di velocità, sarebbe corretto parlare di competizione. Infatti, a ben vedere, scopro che tutta questa velocità altro non è che finalizzata portare a termine qualcosa prima di qualcun altro.

Al semaforo, quando si accende il verde, cerchiamo di scattare prima della macchina che abbiamo di fianco; agli incroci o alle rotonde cerchiamo di arrivare prima di chi proviene da un’altra direzione per poter passare davanti; al supermercato non cediamo il passo a nessuno, se dobbiamo metterci in coda alla cassa; in ufficio ci affrettiamo a rispondere ad una email prima che lo possa fare qualcun altro; ecc. ecc.. E tutto questo accade senza che ce ne sia una vera ragione, però continuiamo a farlo.

La cosa che in assoluto ci da più fastidio è quando mentre siamo impegnati in una attività, ci succede qualcosa, di imprevisto e non, che possa rallentarne lo svolgimento

A volte presi da questa smania di correre, non ci preoccupiamo neanche di valutare se per raggiungere la nostra metà esistano delle strade più rapide. L’importante è muoversi, agitarsi e correre, correre, correre a perdifiato senza mai voltare lo sguardo, se non per verificare a che punto siano gli altri concorrenti.

Correndo dimentichiamo perfino di chiederci che cosa desideriamo. In tal modo occupiamo la nostra mente ed evitiamo di renderci conto di quanto miseri, piccoli ed insignificanti siamo, credendo che la nostra folle corsa sia quello che possa dare un senso alla nostra vita meschina.

Tuttavia, anche se in un attimo di lucidità ci rendiamo conto di tutto questo, non abbiamo il coraggio di premere il nostro piede sul pedale del freno, per paura di rimanere indietro, di vedere gli altri allontanarsi su una strada di cui non conosciamo il punto di arrivo.

Per paura di scoprire che il panorama è bellissimo.

Ed allora mi viene da fare una considerazione: qualsiasi corsa che si rispetti prevede un premio. Per gli antichi era una corona di alloro, poi piano piano i premi sono diventati sempre più venali fino a fare dimenticare il significato più nobile della parola “sport”.

Mi chiedo quale sia il premio per le nostre corse quotidiane, e soprattutto: siamo sicuri che sia quel premio, ciò di cui abbiamo bisogno ?

Dipinto di Vittorio Fontana (Corsa ad ostacoli)


sabato 5 dicembre 2020


 

Oggi, non avendo niente di meglio da fare ho speso un'ora del mio tempo navigando sui "social". Sono veramente pienissimi di "post" e sembra che la stragrande maggioranza delle persone abbia finalmente trovato il modo di esprimere quello che ha dentro e che finalmente riesce a sfogare.

Poi, guardando meglio mi accorgo quasi la totalità di questi "post", altro non sono che citazioni. Citazioni di frasi, aforismi, poesie, dipinti, sculture. sono veramente pochissimi gli articoli originali scritti da chi in quel momento li sta postando sul social.

Addirittura c'è gente (e questo è veramente il massimo) che commenta i post facendo citazioni e basta.

Adesso, io non voglio fare l'antipatico, tante volte pure io ricorro a citazioni. Quello che voglio dire e che citare ciò che qualcun altro ha scritto, poco aggiunge di costruttivo all'immenso marasma del web se non è almeno accompagnato dalle considerazioni personali di chi ha fatto la citazione.

Ho cercato anche di chiedermi perché questo avviene.

Ecco le risposte che mi sono dato, che ovviamente rimangono mie e personali:

La maggioranza di chi scrive sui "social" ha veramente poco da dire, tende a fare numero e si lascia trasportare dall'immenso fiume dell'indistinto;

Avrebbe qualcosa da dire, ma ha paura di uscire allo scoperto ed allora ricorre a citazioni famose che in qualche modo si avvicinano a quello che pensa, potendo così nascondersi dietro qualcosa detto da altri rifiutando così la paternità di quel pensiero;

Chi fa le citazioni pensa in tal modo di mostrare di avere una cultura elevata che però, purtroppo diventa solo ostentazione di qualcosa che si vorrebbe avere. La vera cultura consiste proprio nel sintetizzare le conoscenze che si hanno ed elaborare un punto di vista personale;

Il desiderio di uniformarsi ad un pensiero largamente condiviso e sentirsi parte di un gruppo, grande o piccolo che sia,

L'ultima considerazione è che tali persone siano talmente introverse da credere che a nessuno possa interessare quello che pensano e quindi preferiscano non condividere su una piazza cosi vasta le proprie idee, ma allora perché pubblicare qualcosa ?

Intendiamoci, non sto sparando a zero sulle citazioni. Le citazioni sono belle e stimolano a riflettere. Mi sto solo chiedendo perché qualcuno pubblica solo ed esclusivamente citazioni. Tutto qui.

Scusate lo sfogo, probabilmente sbaglio io ad aspettarmi qualcosa che non è quello per cui i "social media" sono stati creati, ma a volte mi illudo.

Vorrei terminare con una citazione: Il dipinto è "Golconda" di René Magritte.