domenica 23 agosto 2015

Mi sono rotto l’anima




Mi sono rotto l’anima di leggere sul web “Post” e articoli che si scagliano contro coloro che abbandonano gli animali in genere ed I cani in particolare.
Leggendo questi articoli infatti sembra quasi che l’abbandono degli animali sia il peggiore dei crimini concepiti dagli umani.
Io non la penso così !
Io penso che un crimine di gran lunga peggiore sia prendere degli animali e tenerli dentro casa, rubandone in tal modo l’affetto. Il bello è che queste persone pensano, comportandosi così di amare gli animali, e ne sono convinti.
Signori miei, io sono convinto che queste persone amino ,invece ,se stessi più di qualsiasi cosa (giusto, per carità, ma secondo il mio punto di vista si tratta di una forma miope di egoismo, sano di per se ma limitato in questo caso).
Forse lo schiavismo è insito nella natura umana, sta di fatto che non posso fare a meno di associare queste persone agli americani che portavano in schiavitù I neri Africani. In fondo anche loro pensavano di trattare bene quei neri, la cui unica colpa era di essere tecnologicamente arretrati rispetto a chi li catturava e li portava lontano.
Lo so che la mia posizione risulterà impopolare a molti, però mi piacerebbe che queste persone che hanno a casa un animale in cattività riflettessero un pochino.
Giusto per chiarire, io ho avuto tanti animali in casa: Pesci, tartarughe, pappagalli, criceti, gatti, cani (attualmente un cane vive a casa nostra). Sulla base di queste esperienze sono fermamente convinto che gli animali nelle case degli umani soffrano anche se noi tante volte siamo convinti di dare amore a queste creature.
In fondo se nessuno tenesse animali in casa, non ci sarebbe nessun abbandono.




venerdì 7 agosto 2015

Sheeple



Non so se si tratta di pigrizia o di una caratteristica insita nell’essere umano derivante dal suo egoismo, sta di fatto che gli uomini hanno la tendenza ad assumere un comportamento conforme  a nutriti gruppi di suoi simili, per cui si genera un circolo vizioso che si autoalimenta.
Fino ad un passato relativamente prossimo, il fenomeno era circoscritto agli aspetti più visibili come ad esempio le fogge degli abiti, lasciando ai risvolti più discreti delle nostre abitudini una maggiore possibilità di scelta secondo i propri gusti ed esigenze.
Complice anche lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa, ormai tutte le nostre attività sono indirizzate verso delle uniformità che al massimo riescono a differenziarsi  in un molto limitato numero (due o tre) di possibilità, tra i sostenitori dei quali nascono di solito accese rivalità.
In particolare, recentemente, sono nate delle “correnti” che hanno trasportato gli uomini a modificare in massa i propri comportamenti nei campi più disparati.
Alcuni esempi limitati al campo alimentare relativi a cibi che a quanto pare non sono salutari e che un numero sempre crescente di persone elimina dalla propria dieta. Di solito si tratta di alimenti che abbiamo utilizzato per lunghissimo tempo, senza effettive conclamate conseguenze negative.
Oppure si tratta di alimenti miracolosi il cui consumo promette risultati eccezionali per la forma fisica, mentale o ritardo nell’invecchiamento
Zucchero raffinato,
Farina 00,
Riso brillato,
Omega 3,
Bacche di goji.
Uno delle ultime tendenze è rappresentata dalla crociata contro l’olio di palma, demonizzato da tutti i mezzi di comunicazione, per cui al supermercato ormai impieghiamo cinque volte il tempo necessario per  fare la spesa, perchè ci attardiamo a leggere e scegliere i prodotti che non lo contengono (che sono davvero pochi). Ma poi, una volta individuato quello scevro da questo terribile veleno, chi ci assicura che non ne contenga un altro peggiore ?
Non sto dicendo che queste cose non siano vere, solo mi dà fastidio il fatto che che le persone, esseri umani, si lascino trasportare in comportamenti  di conformismo senza neanche preoccuparsi di verificare le fonti dell’informazione o senza nemmeno tentarne una analisi critica.

Diciamo la verità usando le parole corrette: in questi casi siamo molto simili alle pecore che seguono la massa andando dove il pastore le conduce per sfruttarne il latte, la lana, le carni.