mercoledì 23 dicembre 2020

Schiavo

 


Ogni volta che avrei dovuto lasciare

ed invece ho insistito fino al successo,

o fino a farmi male.

Ogni volta che ho inseguito passioni

fino a consumare ossa ed anima.

Oh !  Beata mutevolezza !

Costanza e determinazione,

Da tutti elogiate,

hanno fama di pregi e sono schiavitù.


venerdì 18 dicembre 2020

Terremoto


Bello sentirsi al sicuro di casa.

Distratto, non pensi alla crepa sul muro.

è solo una crepa, non nuoce a nessuno,

ma quando la scossa si abbatte violenta

è ormai troppo tardi per porre rimedio

La volta crollata ti ha già seppellito

Non c'è più la casa, il rifugio è distrutto.

Se ancora in vita lascerai le macerie,

trovando il coraggio di dimenticare,

un luogo sereno sorgerà ancora

per l'anima stanca.

Giudizio



Siamo talmente avvezzi a giudicare che abbiamo fatto diventare la parola "giudizio" sinonimo di "saggezza", quando invece dovrebbe esserlo di "stoltezza".

sabato 12 dicembre 2020

La grande corsa

 

Ormai da ben più di metà del tempo della mia esistenza vivo al Nord, in una pianura padana che nella maggior parte delle giornate, complice una sottile foschia fa credere che il mondo sia tutto così: senza un inizio, ne una fine.

Trapiantato da una Catania operosa, ma stanca, da tutti questi anni, ogni mattina , mi trovo a fare i conti con il mito della velocità.Qui infatti tutto sembra andare veloce. Molto più veloce che in altri posti. Le automobili, i treni, i passanti per strada.

A volte anche il tempo, qui sembra scorrere più velocemente che altrove.

Si potrebbe pensare che tutta questa velocità e tutto questo affannarsi per fare tutto in fretta serva a dare uno scopo alla nostra stessa esistenza, a riempirla di risultati ed, invece, ci sono giornate in cui da quando mi sveglio al mattino, arrivare alla sera è un attimo, mi chiedo che cosa ho fatto nel mentre e mi rispondo: “Niente! Non ne ho avuto il tempo!”.

Forse più che di velocità, sarebbe corretto parlare di competizione. Infatti, a ben vedere, scopro che tutta questa velocità altro non è che finalizzata portare a termine qualcosa prima di qualcun altro.

Al semaforo, quando si accende il verde, cerchiamo di scattare prima della macchina che abbiamo di fianco; agli incroci o alle rotonde cerchiamo di arrivare prima di chi proviene da un’altra direzione per poter passare davanti; al supermercato non cediamo il passo a nessuno, se dobbiamo metterci in coda alla cassa; in ufficio ci affrettiamo a rispondere ad una email prima che lo possa fare qualcun altro; ecc. ecc.. E tutto questo accade senza che ce ne sia una vera ragione, però continuiamo a farlo.

La cosa che in assoluto ci da più fastidio è quando mentre siamo impegnati in una attività, ci succede qualcosa, di imprevisto e non, che possa rallentarne lo svolgimento

A volte presi da questa smania di correre, non ci preoccupiamo neanche di valutare se per raggiungere la nostra metà esistano delle strade più rapide. L’importante è muoversi, agitarsi e correre, correre, correre a perdifiato senza mai voltare lo sguardo, se non per verificare a che punto siano gli altri concorrenti.

Correndo dimentichiamo perfino di chiederci che cosa desideriamo. In tal modo occupiamo la nostra mente ed evitiamo di renderci conto di quanto miseri, piccoli ed insignificanti siamo, credendo che la nostra folle corsa sia quello che possa dare un senso alla nostra vita meschina.

Tuttavia, anche se in un attimo di lucidità ci rendiamo conto di tutto questo, non abbiamo il coraggio di premere il nostro piede sul pedale del freno, per paura di rimanere indietro, di vedere gli altri allontanarsi su una strada di cui non conosciamo il punto di arrivo.

Per paura di scoprire che il panorama è bellissimo.

Ed allora mi viene da fare una considerazione: qualsiasi corsa che si rispetti prevede un premio. Per gli antichi era una corona di alloro, poi piano piano i premi sono diventati sempre più venali fino a fare dimenticare il significato più nobile della parola “sport”.

Mi chiedo quale sia il premio per le nostre corse quotidiane, e soprattutto: siamo sicuri che sia quel premio, ciò di cui abbiamo bisogno ?

Dipinto di Vittorio Fontana (Corsa ad ostacoli)


sabato 5 dicembre 2020


 

Oggi, non avendo niente di meglio da fare ho speso un'ora del mio tempo navigando sui "social". Sono veramente pienissimi di "post" e sembra che la stragrande maggioranza delle persone abbia finalmente trovato il modo di esprimere quello che ha dentro e che finalmente riesce a sfogare.

Poi, guardando meglio mi accorgo quasi la totalità di questi "post", altro non sono che citazioni. Citazioni di frasi, aforismi, poesie, dipinti, sculture. sono veramente pochissimi gli articoli originali scritti da chi in quel momento li sta postando sul social.

Addirittura c'è gente (e questo è veramente il massimo) che commenta i post facendo citazioni e basta.

Adesso, io non voglio fare l'antipatico, tante volte pure io ricorro a citazioni. Quello che voglio dire e che citare ciò che qualcun altro ha scritto, poco aggiunge di costruttivo all'immenso marasma del web se non è almeno accompagnato dalle considerazioni personali di chi ha fatto la citazione.

Ho cercato anche di chiedermi perché questo avviene.

Ecco le risposte che mi sono dato, che ovviamente rimangono mie e personali:

La maggioranza di chi scrive sui "social" ha veramente poco da dire, tende a fare numero e si lascia trasportare dall'immenso fiume dell'indistinto;

Avrebbe qualcosa da dire, ma ha paura di uscire allo scoperto ed allora ricorre a citazioni famose che in qualche modo si avvicinano a quello che pensa, potendo così nascondersi dietro qualcosa detto da altri rifiutando così la paternità di quel pensiero;

Chi fa le citazioni pensa in tal modo di mostrare di avere una cultura elevata che però, purtroppo diventa solo ostentazione di qualcosa che si vorrebbe avere. La vera cultura consiste proprio nel sintetizzare le conoscenze che si hanno ed elaborare un punto di vista personale;

Il desiderio di uniformarsi ad un pensiero largamente condiviso e sentirsi parte di un gruppo, grande o piccolo che sia,

L'ultima considerazione è che tali persone siano talmente introverse da credere che a nessuno possa interessare quello che pensano e quindi preferiscano non condividere su una piazza cosi vasta le proprie idee, ma allora perché pubblicare qualcosa ?

Intendiamoci, non sto sparando a zero sulle citazioni. Le citazioni sono belle e stimolano a riflettere. Mi sto solo chiedendo perché qualcuno pubblica solo ed esclusivamente citazioni. Tutto qui.

Scusate lo sfogo, probabilmente sbaglio io ad aspettarmi qualcosa che non è quello per cui i "social media" sono stati creati, ma a volte mi illudo.

Vorrei terminare con una citazione: Il dipinto è "Golconda" di René Magritte. 

domenica 8 novembre 2020

Cambiamento

 


L'acqua scorre mentre il sole sorge,

l’uccello non si posa sullo stesso ramo.

Cambiano i gesti, Le parole cambiano.

Quello che vidi non lo vedo ancora.

E le persone cambiano, tu cambi.

Perché provo sgomento e delusione ?

La verità  non duole se è accettata :

In fronte alla passione io son diverso.


Dipinto di E. Hopper

sabato 24 ottobre 2020

Unioni omosessuali

 


A proposito della recente apertura di Papa Francesco riguardo alle coppie gay.A dire il vero non sono sicuro di che cosa il papa intendesse con precisione, e non so nemmeno quali saranno i risvolti concreti, ma certo è che questo annuncio è stato considerato in molti ambienti come una svolta nella storia della Chiesa essendo visto come una possibile apertura verso la regolarizzazione dei matrimoni per tali coppie.So che quello che sto per dire risulterà ai più impopolare.Io credo fermamente che ogni essere sulla terra debba avere gli stessi diritti, nel rispetto della natura e del ciclo vitale del pianeta stesso.Non ho mai fatto differenza sulle persone in base agli orientamenti sessuali e per quanto auspichi che, per soddisfare il proprio egoismo, ognuno possa avere e dare un po’ d’amore, non penso che esso sia un diritto.Un diritto è potersi esprimere liberamente senza nessuna distinzione di genere.Se una persona vuole unirsi con un’altra dello stesso sesso e vivere sotto lo stesso tetto è liberissima di farlo e nessun pregiudizio dovrebbe porsi ad ostacolo a ciò.Io credo però che occorra fare attenzione sui termini che vengono usati.Vorrei che si evitasse di usare parole come “famiglia” e “matrimonio”, perché esse identificano istituzioni precise, con un preciso scopo nella società e che non possono essere confuse con il bisogno di amore od il desiderio di condividere la propria vita con qualcun altro, intendiamoci, desideri più che legittimi, ma che non devono fare perdere di vista le leggi naturali fisiche, chimiche e biochimiche che regolano il mondo.


domenica 11 ottobre 2020

Valore

 


Ho sempre pensato che l’odio fosse un sentimento negativo, questo però non significa che io non odii.

Io posso affermare di odiare il Denaro !

A questo punto devo fare una precisazione, perché già vedo parecchia gente dire o solo pensare le solite cose: “Perché non provi a vivere senza denaro e smetterai di odiarlo !”.

Ebbene queste persone non arriveranno mai alla fine dell’articolo, e sinceramente nemmeno a me  interessa che ci arrivino.

Sono invece interessato a quella gente alla quale è rimasto un minimo dubbio ed un briciolo di curiosità..

La precisazione è la seguente: so benissimo che il denaro allo stato attuale delle cose è indispensabile e non sto nemmeno ipotizzando di abolirlo. Dico solo che lo odio perché ha prodotto delle conseguenze nocive in generale.

In una società come la nostra, altamente specializzata ed altamente tecnologica, il denaro è un utile strumento di scambio. Io non sono capace di costruirmi da solo un’automobile, ne sono in grado di procurarmi in natura il carburante di cui ha bisogno per marciare, sono però in grado di barattare le mie capacità con del denaro che posso usare per acquistare l’automobile. Il problema è che l’essere umano, grazie alla sua “intelligenza” tende a generalizzare, ed in questo modo arriva a pensare che :

Ø      Il valore di ogni cosa che esiste sulla terra possa essere quantificata in termini monetari;

Ø      qualsiasi cosa possa essere scambiata con l’equivalente controvalore in denaro (vale a dire comprata);

Ø      qualsiasi cosa di cui non possa essere stimato il prezzo in moneta non ha valore e come tale non merita di essere preso in considerazione.

In parole povere, i più arrivano alla conclusione (anche se pochi lo ammetteranno) che il denaro è l’unico e solo valore esistente ed impostano la propria vita con l’obiettivo di procurarsene quanto più possibile (nei limiti ovviamente delle proprie capacità). Poco importa se poi non hanno più il tempo da trascorrere insieme alle persone amate o il tempo per dedicarsi a fare le cose che piacciono.

A mio parere questo appiattimento dei valori su quelli economici sta portando piano piano, ma purtroppo siamo già ad uno stadio avanzato, alla perdita da parte dell’Uomo della percezione delle caratteristiche delle cose.

Una persona viene considerata rispettabile in base alla quantità di denaro che la persona possiede.

La maggior parte delle persone ormai confonde il bello con il lussuoso.

La maggior parte della gente ha bisogno di vedere il cartellino del prezzo per capire se una cosa è di qualità buona o scadente.

È emblematico il caso dei vini e dei cosmetici. Per questo tipo di prodotti le vendite crescono se si alzano i prezzi.

Purtroppo, ci sono dei risvolti anche nel sociale e perfino le “amicizie” vengono scelte sulla base del portafoglio e la gente allora che cosa fa: ostenta tenori di vita fasulli che non gli competono.

E non ditemi che non è vero !

 


giovedì 27 agosto 2020

venerdì 14 agosto 2020

Democrazia


Mi piace dire le cose in modo chiaro e semplice, senza giri di parole complicati che
fanno perdere di vista il fulcro del discorso. Ognuno di noi ha esigenze diverse, ma
è chiaro che vivendo in comunità, non è sempre facile accontentare tutti e si deve
cercare, quanto meno, di realizzare delle soluzioni che non ledano i diritti di
ciascun individuo.
Sarebbe bello se tutte le persone che vivono in un palazzo potessero prendere parte
alle riunioni di condominio, ma per forza di cose, specie se il condominio è molto
grande si deve restringere il pubblico solo ad un numero di soggetti che
rappresentino un campione significativo degli inquilini.
Diciamo che uno per famiglia sarebbe l'ideale. In questo modo gli interessi di tutti
potrebbero essere portati avanti con discreto successo.
Ma che succederebbe se a qualcuno venisse in mente di ridurre ulteriormente il numero
dei partecipanti, che so, restringendolo as esempio ai cosiddetti "capi scala" ?
Inevitabilmente gli interessi di qualcuno verrebbero trascurati ed inoltre sarebbe
molto più facile convincere l'assemblea ogni qual volta ina nuova proposta venga
presentata. Minor numero di partecipanti significa minor numero di obiezioni e
ridotta discussione. Qualcuno potrebbe pensare che sia un bene, invece non lo è,
perché porterebbe all'approvazione della proposta con una ridotta analisi ed un
ridotto numero di critiche costruttive che la possano migliorare.
Bene, ora immaginate che quel grande condominio sia tutta l'Italia, dove qualcuno sta
ipotizzando di ridurre il numero di parlamentari, cioè i nostri rappresentanti alle
riunioni di condominio.
In tal modo si ridurrebbero le persone delegate a discutere le nostre leggi ed i
provvedimenti che di volta in volta vengono adottati, in teoria per il bene di tutti,
spostando il nostro ordinamento dal lato della Democrazia verso il lato
dell'oligarchia.
Chi ha proposto questa riduzione lo ha fatto in nome di un presunto contenimento
delle spese.
Facciamo due conti grossolani:
In italia abbiamo 950 parlamentari e supponiamo che ognuno di essi ci costi 100.000
euro al mese (cifra volutamente molto esagerata per dimostrare la follia della
proposta).
La legge di revisione costituzionale prevede che i parlamentari vengano ridotti a
600, con una riduzione quindi di 350 unità.
Il che significa un risparmio di 35.000.000 di euro al mese, cioè 420.000.000 di euro
all'anno.
La popolazione italiana è di 60.000.000 di individui, quindi il risparmio procapite
equivale a 7 Euro all'anno.
Attenzione, per 7 euro all'anno noi stiamo rischiando di svendere la nostra
democrazia !
Pensateci un attimo quando andate a votare al referendum costituzionale il 20 e 21
settembre 2020.

domenica 2 agosto 2020

Coscienza



Che cosa distingue davvero l’Uomo dagli altri animali ?
Si potrebbero dare tante risposte ed ognuno certamente potrebbe dare la sua, tuttavia, in ultima analisi, io penso che quello che veramente abbiamo di diverso sia la coscienza.
Coscienza intesa come comprensione consapevole del nostro essere e del nostro stato.
Come sia arrivato l’uomo a questo mi è difficile dirlo e per la verità in questo momento non sono interessato ad analizzarlo. Sicuramente esistono decine di trattati che lo fanno.
Quello che, invece, adesso mi frulla per la testa è che probabilmente la “Coscienza” umana, sia il più grande dei difetti che ci contraddistingue, per lo meno sulla terra.
Questa Coscienza ha causato la nascita delle religioni, della filosofia e di tutte le scienze in generale producendo un grande progresso, ma ha anche ingenerato in buona parte delle persone la convinzione che l’Uomo abbia qualche cosa di più rispetto agli altri esseri del pianeta.
Allora io mi chiedo: In che cosa questa superiorità si manifesta in termini pratici ?
Intendo dire che adesso, molti penseranno che la risposta alla mia domanda possa essere il progresso scientifico ad esempio nel campo della medicina, o l’evoluzione tecnologica che ci permette di fare uso di dispositivi di vario genere sempre più sofisticati e precisi, ma tutto questo ha influenza solamente sulla vita dell’Uomo, che non è che una parte minuscola di tutto quanto.
Quali sono gli effetti importanti sull’universo che anche altri esseri viventi della terra non hanno prodotto ?
Non ne ho ancora trovati, se non direttamente sul genere umano stesso.
A mio vedere, questo grande difetto porta infatti, in generale, ciascun esemplare della specie umana a pensare di essere superiore ai propri simili, con reazioni e conseguenze che ognuno si inventa a propria misura. Nascono così le rivalità tra individui, famiglie, tribù, città, stati, continenti.
I tentativi di superare queste rivalità, con la fondazione di gruppi, associazioni, alleanze, partiti,  confederazioni, ecc.. non hanno fatto altro che aumentarle, o di crearne di nuove.
In realtà già solo dalla Luna non si percepisce niente di apprezzabile sul nostro pianeta che possa far supporre l’esistenza di un essere così superiore.
Forse di questo dovremmo prendere Coscienza !

lunedì 27 luglio 2020

Aforisma



Spesso chi conta sulle persone può restare deluso da esse. Chi conta sulle cose  può restare deluso solo da se stesso.

lunedì 29 giugno 2020

Sei qua



E sei qua !
In quel raggio di sole che entra ed accende  la stanza.
In quel  canto di uccelli che arriva  e riempie le orecchie.
Sei nell’aria fresca del mattino che mi sveglia.
Sei in tutte le poesie chiuse dentro ai miei libri.
Sei qua !
In quelle nuvole bianche nel cielo sereno,
e nelle nuvole nere che portano tempesta.
Sei nella luce infuocata del sole prima di calare.
Sei nel piatto della mia cena frugale.
Sei nella notte foriera di quiete e paure.
E sei qua !
Nel mio sangue bollente,
Nel mio respiro lento,

Nel mio cuore che batte.


sabato 30 maggio 2020

Oltre il limite



Chi come me ha avuto l’opportunità di percorrere periodicamente, la mattina presto, la via Vittor Pisani a Milano, da Piazza della Repubblica alla stazione centrale, sa di che cosa sto parlando.
Quando i negozi ed i locali (esclusi un paio di bar) sono ancora chiusi, quegli eleganti porticati di marmo fungono da riparo e camera da letto per una moltitudine di uomini e donne che passano lì la notte avvolti in coperte variopinte, ma scolorite. Sono quelle persone che per scelta o per necessità vivono ai confini della società, e che ai più sembrano al di sotto del limite della dignità umana. Fino a pochi decenni fa queste persone venivano chiamate “Barboni”, ad un certo punto hanno assunto la denominazione di “senza tetto”, cercando di scopiazzare l’espressione americana “homeless”, forse perché a qualcuno sarà sembrata meno degradante, in un tempo ed in un luogo dove tutto è meglio che appaia lindo ed ordinato.
La mattina presto, questi uomini e queste donne cominciano ad emergere dai loro giacigli apparentemente improvvisati, ma che invece sono stati arrangiati con molta cura la sera prima dai loro stessi occupanti.
Cominciano ad emergere, ma senza la frenesia tipica di Milano, con quella lentezza propria di chi sa di non avere nessun motivo per fare di fretta o anche di chi non riesce a muoversi più velocemente per il freddo subito durante la notte.
Percorrendo spesso al mattino questa strada per motivi di studio, avevo modo di vedere quella faccia di Milano, (ma anche di tutte le nostre città) che un po’ per pudore, un po’ per vergogna tutti cerchiamo di rimuovere dai nostri pensieri durante la giornata.
Non nascondo che le prime volte avevo un po’ di paura, poi, piano piano, quella situazione mi è diventata familiare, anche se non posso dire di essermi mai abituato.
Alcune volte mi sono fermato a scambiare anche qualche parola con alcuni di loro.
All’incrocio con la via Antonio Locatelli, dal quale guardando  verso sinistra si possono intravedere gli avveniristici palazzi di Piazza Gae Aulenti, mi è capitato di fare due chiacchiere con una donna, piccolina, con i capelli lunghi e brizzolati. Una età indefinibile, ma che di sicuro non era più quella dei trent’anni, e che di sicuro non aveva raggiunto i settanta. Mi ha raccontato che le piaceva vivere lì. Aveva un figlio che non andava mai a trovarla, e lei non lo cercava, perché lui aveva un buon lavoro e si era fatto anche una famiglia. Aveva un accento che non era di Milano, forse neanche italiano, si esprimeva però correttamente e non coloriva il suo discorso con parole volgari come tanti altri senza tetto (e non solo) fanno. Da allora tutte le volte che passavo da lì mi salutava. Qualche volta, se non avevo troppa fretta (evento raro, per la verità) prendevo un caffè al bar poco più avanti e glielo portavo.
Un’altra volta con un gruppo  di cui facevo parte, alla vigilia di Natale avevamo pensato di fare il giro dei senza tetto, con delle coperte e degli abiti smessi, ma ancora in ottime condizioni, per fargliene regalo. È stato difficilissimo !
Quasi tutti rifiutavano perché dicevano di avere già tutto quanto serviva.
È stata in quella occasione che uno di loro mi ha chiesto se non avessi invece una bottiglia di vino da dargli. Mi ha colpito e mi sono fermato a parlare un po’. Mi ha detto che a lui non importava di dormire per terra, sotto un portico, non gli importava di essere sporco (in effetti aveva le unghie nere ed emanava un odore molto forte). L’importante era che non gli mancasse mai il vino. Era come se fosse terrorizzato dall’idea di poter essere sobrio per un po’ di tempo.
Chissà che cosa spinge degli esseri umani a vivere così ai margini ?
È un volere arrendersi o è semplicemente che per diversi motivi non riescono più ad uscirne fuori ?
Probabilmente quando si scivola nel degrado, esiste un limite raggiunto il quale non si riesce più a tornare indietro.
Molti di noi considerano degrado comportarsi come fanno i senza tetto, ma che dire di quelli, invece, che inondati di soldi e di successo perdono tutti gli scrupoli e tutti i valori ed impostano la propria vita unicamente per l’ottenimento ed il mantenimento di soldi e successo ?
Per me anche queste persone hanno raggiunto quel limite oltre il quale non riescono più a tornare indietro. Forse è un limite ancora più estremo, perché se cerco di parlare con uno di loro, non si accorge neanche di me. Un barbone, almeno mi risponde.



domenica 24 maggio 2020

Vorrei chiederti



Vorrei chiederti di non rispondermi quando ti chiamo,
Perché non riesco a non chiamarti.
Vorrei chiederti di non lasciarti guardare negli occhi,
Perché non riesco a non guardarti.
Vorrei chiederti di dirmi addio,
Perché io non so dirtelo.
Vorrei chiederti tutte queste cose,
Ma non te le chiedo,
Perché so che le faresti.

martedì 12 maggio 2020

Felicità



Forse la felicità è andare a dormire stanchi la sera, non vedendo l'ora di svegliarsi per poter vivere un'altra giornata.

domenica 10 maggio 2020

Cercami


Se davvero ci aspetta, dopo questa, un’altra vita
Che io sia Uomo, bestia, pianta  o  inerte sasso
Ti cercherò senza stancarmi, dovunque sia finita.

Rintraccerò il tuo dolce  viso, seguirò il tuo passo.
Ma se per sorte avversa la mia ricerca sia fallita.
E non trovi la mia strada la tua, dopo il trapasso,

Non mi lasciar solo nel mondo errare invano
Cercami  tu, trovami e  prendimi  per  mano !



sabato 25 aprile 2020

sabato 18 aprile 2020

Corona virus in Italia al 18-4-2020


I numeri non mentono, perché non potrebbero fare diversamente. Sono l’unica cosa oggettiva sulla quale possiamo contare (è il caso di dirlo). Del resto lo diceva anche Pitagora.  Per lui l’Universo è armonia, alla base della quale è l’idea di commisurabilità, e dunque è il numero, che per i Pitagorici rappresenta lArché, visto come entità aritmetico-religiosa.
Bei tempi quelli !  Quando filosofi e matematici erano la stessa cosa, perché studiavano la stessa materia.  Poi, purtroppo, sia i filosofi che i matematici hanno preso la tangente  (haha !) ed hanno perso di vista entrambi il senso pratico delle cose, ma non è di questo che vorrei parlare oggi.
Ciò mente mente, invece, sono le interpretazioni nella lettura dei numeri, il più delle volte non perché la menzogna sia intenzionale, ma perché in quanto interpretazioni, sono soggette alla fallibilità della mente umana.
A distanza di alcune di settimane desidero mostrarvi i grafici aggiornati relativi ad i dati sull’epidemia di COVID-19 pubblicati sulla pagina dedicata del sito del ministero della salute.
Si nota subito dai grafici come Il numero dei contagi sia in calo, come pure sia in calo il numero totale dei ricoverati e dei pazienti posti in terapia intensiva, sia in percentuale che in valore assoluto, mentre la curva dei soggetti attualmente positivi si stia finalmente appiattendo. Tutto questo può essere considerato in maniera positiva. Il solo dato che stride è il numero di decessi, che in valore assoluto continua a restare elevato e che addirittura in percentuale continua a crescere, seppure lentamente.
Purtroppo mancano i dati se questi decessi si verifichino a casa o presso le strutture ospedaliere, ma una possibile interpretazione (personale ovviamente) che mi viene da pensare è la seguente:

ricoveri in calo + aumento dei decessi = non tutti i casi che lo richiederebbero vengono ospedalizzati.

Dico questo perché se i pazienti di una certa gravità (potenziali decessi) aumentano, mi aspetterei anche un aumento dei ricoveri







lunedì 13 aprile 2020

Aiuto



La strada deserta
Oscuro il cammino
Incontro al destino
La via sembra certa

Tu ascolti  e vicino
La mano mi tendi
Uguali a stupendi
Pensier di bambino

Speranze mi accendi
E il fiume è passato
Ma il bene è scordato.
Rimorsi tremendi !

domenica 12 aprile 2020

Multinazionale



Fra le tante scelte che apparentemente la vita ci propone c’è anche quella di dover decidere se dire qualcosa in cui crediamo, ma che potrebbe risultare impopolare alla maggior parte della gente o tacere.
Io sono quello delle scelte impopolari. Ed anche ciò che sto per scrivere risulterà sicuramente poco gradito ai più se non considerato una specie di blasfemia.
Non sono un teologo, quindi non ho la pretesa di fare una analisi colta. Quello che voglio esprimere è l’opinione dell’uomo della strada che deve vedersela con i mutui, con le bollette, con il vicino di casa rompiscatole, che ogni giorno pensa al pranzo ed alla cena. Ciò non di meno, anche l’uomo della strada a volte si pone delle domande più “spirituali”, o intellettuali ( a seconda se si creda nell’esistenza dello spirito o meno).
Io credo profondamente nella parola e negli insegnamenti di Cristo, ma attenzione non tanto per quanto riguarda l’esistenza di una vita ultraterrena (per lo meno ultimamente non ne sono più tanto sicuro), quanto per le implicazioni pratiche che possono avere nella vita degli esseri umani e non solo. Trovo quelle regole geniali. Al giorno d’oggi, magari ci sembrano quasi ovvie, ma non sono certo che lo fossero 2000 anni fa.
Certo è che quando guardo alla chiesa faccio davvero fatica a ritrovare il riflesso di quegli insegnamenti.
Mi sembra che la chiesa abbia costruito l’immenso numero di consensi di cui oggi gode, unicamente sulla promessa/speranza di una vita dopo la morte per il raggiungimento della quale dobbiamo comportarci in un certo modo adesso.
La chiesa in effetti mi sembra una multinazionale che sicuramente, almeno da quello che si vede non può essere definita senza scopo di lucro e si regge in piedi con contribuzioni volontarie dei suoi seguaci, o con la vendita di prodotti di vario genere, tra cui perfino prestazioni delle quali godere nella seconda vita (vedi le indulgenze).
Ma Gesù Cristo non si era arrabbiato tantissimo quando aveva scoperto che il tempio di Gerusalemme era diventato un mercato ?
Ad ogni modo tutte queste pratiche hanno sempre trovato largo consenso e seguito a dispetto dei principi cristiani di amore, uguaglianza e fratellanza come è avvenuto con le crociate o con l’inquisizione, giusto per fare esempi noti a tutti.
Ed è proprio per mantenere questo consenso che la chiesa mette in pratica mosse populiste e demagogiche che funzionano con le masse, ma ovviamente provocano il malcontento della parte più intellettuale della popolazione.
Il malcontento c’è sempre stato e sempre ci sarà, ma non importa. I dissidenti non costituiscono l’obiettivo della chiesa, a meno che questi non siano in grado di muovere le grandi masse, come è avvenuto in un passato recente con il comunismo, che pure ha tra i suoi ideali, principi molto vicini agli insegnamenti cristiani e che la chiesa ha combattuto screditandolo piuttosto che appoggiarlo, come invece sarebbe stato naturale.

domenica 29 marzo 2020

Corona virus in Italia al 28-3-2020


A distanza di sette giorni voglio aggiornare il mio precedente articolo sull’argomento rivedendone le conclusioni alla luce dei nuovi dati acquisiti nel frattempo.
Ricordo comunque che l’analisi è fatta su scala nazionale, per cui sicuramente non rispecchia quanto avviene in ogni singola regione.
Il primo decreto per contrastare il coronavirus è stato emanato la sera del 7 marzo.
Dal giorno 9, ogni pomeriggio consulto i dati pubblicati sulla pagina dedicata del sito del ministero della salute.
Lo faccio, non tanto per capire quali siano gli effetti del decreto (che nel frattempo è stato anche adattato), che comunque , a mio avviso già cominciano a notarsi, quanto per vedere come il virus si sta diffondendo in Italia.
Sulla base dei suddetti dati, ho elaborato i grafici che qui allego.
Dal grafico 1 si può  vedere come il numero di nuovi contagi abbia un andamento altalenante ed il numero di totale di soggetti ricoverati in terapia intensiva continui a crescere anche se la velocità con cui cresce sta subendo una flessione. Dalla linea di tendenza con interpolazione polinomiale del numero di nuovi contagi si vede come probabilmente dovremmo essere nella fase in cui le cose cominciano a migliorare, quindi possiamo dire che non c’è stata la temuta crescita esponenziale, caratteristica delle epidemie. Anche dai grafici 4 e 5 che considerano, rispettivamente il numero totale di infettati, il numero totale di attualmente positivi, il numero di ricoverati con sintomi e il numero di guariti, il numero totale di deceduti, si può vedere che per quanto la pendenza cresca più rapidamente, non lo fa con andamento esponenziale (a dire il vero nel caso di ricoverati con sintomi l’andamento è pressoché rettilineo).
Questo a mio avviso è interpretabile col fatto che forse si tratta di un virus non particolarmente trasmissibile, oppure con il fatto che le condizioni igieniche in generale, sono migliorate negli ultimi decenni o forse più semplicemente perché esiste un numero (sconosciuto quindi niente possiamo dire) di infettati asintomatici, ma nel caso questo numero fosse alto, significherebbe che il virus è molto meno pericoloso di quanto non si creda. Non sono un epidemiologo, per cui lascio queste conclusioni a persone esperte in materia.
Dal grafico 3 si vede come il numero dei ricoverati in percentuale rispetto al numero di soggetti positivi sia in calo. E questo è interpretabile col fatto che in generale il trattamento del malato non richiede cure ospedaliere. In effetti è interpretabile anche col fatto che si tende probabilmente a ricoverare i contagiati solo in caso di effettiva necessità.
Anche questa settimana  di più difficile lettura è il grafico 2, in cui sono mostrati in percentuale: il numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva, il numero di guarigioni, il numero di decessi.
Quello che colpisce è che nonostante la percentuale di pazienti ricoverati in terapia intensiva diminuisca, il numero di decessi aumenti.
Questo conferma la mia interpretazione personale che si stia manifestando una condizione di carenza di risorse, in termini di strutture e, soprattutto, in termini di personale specializzato, medico e paramedico.

Conclusioni:

1)      Si cominciano a vedere i primi effetti dei decreti. Col passare dei giorni tali effetti dovrebbero diventare sempre più evidenti;
2)      La curva dei contagi  (su scala nazionale ) sembra finalmente ave preso la tendenza alla crescita in diminuzione;
3)      Sarebbe necessario reperire personale ed attrezzature, magari distribuendo meglio le risorse spostandole dalle aree in cui risultano più abbondanti o meno scarse, a quelle in cui si verifica la maggiore necessità.







domenica 22 marzo 2020

Coronavirus in Italia


Il primo decreto per contrastare il coronavirus è stato emanato la sera del 7 marzo.
Dal giorno 9, ogni pomeriggio consulto i dati pubblicati sulla pagina dedicata del sito del ministero della salute.
Lo faccio, non tanto per capire quali siano gli effetti del decreto (che nel frattempo è stato anche adattato), poiché affinché questi si vedano, a mio avviso, occorreranno ancora almeno altri sette  giorni, quanto per vedere come il virus si sta diffondendo in Italia.
Sulla base dei suddetti dati, ho elaborato i grafici che qui allego.
Dal grafico 1 si può  vedere come il numero totale di soggetti positivi al virus, il numero di nuovi contagi ed il numero di contagiati ricoverati in terapia intensiva sia in crescita costante, ma pressoché lineare, quindi nessuno presenta la temuta crescita esponenziale, caratteristica delle epidemie. Anche dal grafico 4 che considera il numero totale di contagiati, si può vedere che per quanto la pendenza cresca più rapidamente, non lo fa con andamento esponenziale.
Questo a mio avviso è interpretabile col fatto che forse si tratta di un virus non particolarmente trasmissibile, oppure con il fatto che le condizioni igieniche in generale, sono migliorate negli ultimi decenni. Non sono un epidemiologo, per cui lascio queste conclusioni a persone esperte in materia.
Dal grafico 4 si vede come il numero dei ricoverati in percentuale rispetto al numero di soggetti positivi sia in calo. E questo è interpretabile col fatto che in generale il trattamento del malato non richiede cure ospedaliere. In effetti è interpretabile anche col fatto che si tende probabilmente a ricoverare i contagiati solo in caso di effettiva necessità.
Quello che a mio avviso è di più difficile lettura è il grafico 2, in cui sono mostrati in percentuale: il numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva, il numero di guarigioni, il numero di decessi.
Quello che colpisce è che nonostante la percentuale di pazienti ricoverati in terapia intensiva diminuisca, il numero di decessi aumenti.
Che cosa può significare questo  ?
La mia interpretazione personale è si stia manifestando una condizione di carenza di risorse, in termini di strutture e, soprattutto, in termini di personale specializzato, medico e paramedico.
Non è forse il caso di investire in tali risorse ?






lunedì 9 marzo 2020

L'Italia ai tempi del corona virus



Come spesso mi succede anche questa riflessione mi viene ispirata da una conversazione con una persona amica. Perché si, è vero in due si ragiona meglio.
L’ultimo decreto a proposito di corona virus vieta anche gli spostamenti all’interno delle zone rosse, motivandolo con la necessità di dover rallentare il contagio per evitare di sovraccaricare i reparti di terapia intensiva, che allo stato attuale si trovano già in crisi.
L’Italia è considerata uno dei paesi con il miglior sistema sanitario, che secondo me è vero se si parla di diritto all’assistenza sanitari, ma proviamo a guardare un po’ di numeri ( quelli dell’8 marzo come riferiti su “Repubblica” sulla base dei dati forniti dal commissario Angelo Borrelli).
6387 contagiati, di cui 650 in terapia intensiva, pari a quasi il 10,2% dei contagiati.
Siamo un paese di 60 milioni di persone, il che vuol dire che il numero di contagiati dal corona virus in terapia intensiva incide per 0,00001% della popolazione nazionale.
A me sembra che un sistema sanitario che si trova in crisi per sopportare un tale incremento nella richiesta di posti nei reparti di terapia intensiva abbia qualche problema. Non è che i governi che abbiamo avuto negli ultimi 20 anni hanno un po’ esagerato con i tagli alla sanità ?
Purtroppo prima o poi i nodi vengono al pettine, e nel caso del sistema sanitario ce ne stiamo accorgendo in questi giorni.
L’altro nodo di cui gli effetti già si vedono, ma che probabilmente verrà preponderantemente alla ribalta è quello dei tagli all’istruzione.
Stiamo a vedere.

domenica 1 marzo 2020

Errore




Veloce l’acqua del fiume scorre
La terra scava e la roccia scalfisce
Com’erano niente potrà ricomporre

Così la parola ogni errore punisce
Indietro vorresti tornare, ma corre
Quel tempo crudele che te lo impedisce.

Un attimo basta da quella imprudenza
E pianger per sempre dovrai conseguenza


Dipinto di E. Hopper

domenica 2 febbraio 2020

Incomunicabilità



“Che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d'intenderci, non ci siamo intesi affatto.”
Cosi scriveva Luigi Pirandello in "Uno, nessuno e centomila", e mai, a mio parere, nessuno scrisse verità più vera.
Così il mondo procede per equivoci verso una direzione che non è quella che avremmo voluto e che il più delle volte nemmeno ci saremmo aspettati. In tutto questo la fatalità sembra dominare, ma in effetti siamo noi che le diamo in mano le redini dei nostri avvenimenti più vicini.
Quando due persone conversano su qualsiasi argomento, pochissime volte, secondo la mia esperienza, ho visto lo sforzo di comprendere, o per lo meno di scorgere il punto di vista e lo stato dell'altra parte.
Mi spiego meglio : Premesso che il principio di tutto è il proprio egoismo, sembra lecito e normale che nella conversazione si cerchi di esporre il proprio pensiero per far comprendere a chi ci ascolta quali sono le nostre esigenze. L'eventuale risposta viene analizzata in base alle conseguenze che questa potrebbe avere sul nostro pensiero o ragionamento che abbiamo fatto.
Non ci fermiamo qui, perché difendiamo a spada tratta il nostro modo di essere che abbiamo in quel momento, dimenticandoci che non stiamo scagliando la palla contro un muro che ce la restituisce di rimbalzo.
Quante volte in una conversazione ho sentito dire: "Come ti ho già detto", "non hai capito che cosa ho detto", "non hai ascoltato le mie parole", "ascolta attentamente".
Intendo dire che mettiamo al centro della nostra attenzione la nostra idea, e probabilmente chi ci sta di fronte sta facendo lo stesso. In che modo possiamo allora convergere su qualche cosa ?
Ho visto davvero pochissime persone cercare di mettersi nei panni dell'altro, dimenticando che non facendolo tradiscono anche il proprio egoismo, perché si precludono la possibilità di portare a proprio vantaggio anche le esigenze dell'interlocutore.
Non è facile, e Pirandello ci torna ancora in mente: “Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso.”

martedì 14 gennaio 2020

Mi manca




La coltre leggera è una nuvola bianca,
che  membra mirabili copre pudica.
Ardente la brama non è quel che manca.

Memoria è sparita  dell’intesa antica.
La voglia di ridere insieme è ormai stanca
E più non ritrovo in lei quell’amica.

A volte vorrei tutto ricominciare,
ma senza lei vivere non so accettare


venerdì 10 gennaio 2020

Perdono



Il torto subito pian piano svanisce,
e nella memoria si perde la traccia,
Il cuore ferito, però non guarisce.

E pronto all’inferno, un posto si affaccia,
Perché quel dolore che ancora stordisce,
Di rughe, per sempre, già segna la faccia.

La cura completa non è mai prevista.
Per questo il perdono non credo che esista.