domenica 21 settembre 2014

Creatività



Forse l’evoluzione del linguaggio deriva anche dall’uso improprio dello stesso. Mi riferisco a tutte quelle volte in cui un vocabolo o dei costrutti vengono usati per descrivere situazioni, oggetti, comportamenti e, purtroppo, anche concetti distanti dal significato proprio del vocabolo che si è usato, se non totalmente opposti.
Recentemente si dà moltissimo risalto ed importanza a quella che viene definita “creatività”, ma a mio parere se ne sta snaturando il significato.
Addirittura oggi si pretende di insegnare la creatività , stabilendo dei canoni e delle regole che alla fine non fanno altro che industrializzare questa cosiddetta creatività, portando alla produzione di artefatti che si somigliano tutti e che hanno pochi o nessuno segni distintivi.
È un po’ la differenza che c’è tra l’artista e l’artigiano. Quest’ultimo infatti è in grado di fabbricare oggetti di pregio estetico, ma ben lungi dal suscitare emozioni come l’artista vero sa fare.
Tornando alle scuole di creatività insomma ,  esse insegnano delle regole di industrializzazione dalle quali solo il vero artista è capace di staccarsi e creare opere in grado scatenare emozioni degne di questo nome.
Io sono una persona fortunata, perché conosco qualcuno di questi veri creativi.
Penso questo sia il motivo per cui oggi c’è una crisi generale dell’arte. Pittura, scultura, musica, letteratura, teatro, cinema, pullulano di individui che mettendo pedissequamente in pratica gli insegnamenti appresi  (e supportati dalle spalle larghe di qualche finanziatore poco interessato all’arte ma piuttosto ai proventi che possono derivare dalla diffusione di massa di un prodotto industriale) soffocano gli artisti veri che non dispongono degli stessi mezzi.
Per farla breve, per me insegnare la creatività è una contraddizione in termini e dovrebbe essere chiamata in un altro modo (in alternativa potremmo chiamare i veri creativi con un altro nome).