domenica 10 novembre 2019

De Spatio



C’è un uomo seduto, in cima ad un monte, con lo sguardo perso verso l’orizzonte. Nella sua vita ha girato il mondo e sta pensando ai posti dove è stato, oltre quell’orizzonte.
Posti lontani, anche lontanissimi, ma che nei suoi ricordi raggiunge in un attimo.
Eppure lo spazio di cui può fisicamente godere in quel momento è racchiuso in quella linea curva che separa la terra dal cielo, nel raggio di pochi chilometri.
Più in là c’e un altro uomo, anche lui è seduto e sta guardando l’orizzonte. È nato e cresciuto lì e non ha mai lasciato le sue montagne.
C’è una Luna pallida nel cielo ancora chiaro. Entrambi la guardano. È il punto più lontano che riescono a vedere ed è anche il punto più lontano che  un essere umano sia mai riuscito a raggiungere. La terra vista da lassù è una piccola palla azzurra. Il monte su cui si trovano i due uomini ed il panorama che essi vedono è meno di un puntino.
Marte, il pianeta più vicino, si trova a 57 milioni di chilometri, vista da lì l’intera terra è un puntino.
Il Sole, che ci illumina e ci riscalda, dista 150 milioni di chilometri. La sua luce arriva da noi dopo 8 minuti e mezzo.
Proxima Centauri, la stella a noi più vicina fuori dal sistema solare, è a 4 anni luce.
Potremmo continuare con una noiosissima lista, fino a scoprire che il diametro dell’universo conosciuto è di circa 92 miliardi di anni luce e si espande in continuazione (ovviamente alla velocità della luce).
Lo spazio in cui un essere umano vive è davvero molto meno di una briciola e non c’è nessuna apprezzabile differenza tra l’uomo che ha girato il mondo e quello che ha sempre vissuto sulla sua montagna.
Riflettiamo.

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