martedì 10 maggio 2022

La differenza

 


Come sempre, i pensieri mi scaturiscono da qualcosa che mi capita, da una immagine vista per caso, da una parola sentita, da una conversazione inaspettata.

Cosi, qualche giorno fa una persona di mia conoscenza, di una dozzina d’anni più giovane di me, si è meravigliata per il fatto che io avessi in tasca un fazzoletto di cotone, trovandola una cosa inutile ed anacronistica.

Sono quelle cose che capitano, che mi lasciano nell’anima un senso di inquietudine, anche se sul momento non mi rendo conto esattamente della ragione. Poi io rimugino e, piano piano, l’essenza viene fuori, come un fiore che sboccia e non sempre si tratta di un fiore profumato. A volte addirittura non è un fiore, ma la spina dura e pungente di un cactus che cresce sempre più lunga.

Così, rimuginando, ho realizzato che forse quei dodici anni erano stati quelli che avevano fatto la differenza tra le generazioni nate a poca distanza dal dopo guerra, che ancora davano importanza alle piccole cose, all’attenzione nei gesti e nell’impegno personale e quelle generazioni invece che avevano sempre meno tempo, prese dalla smania di vivere eventi sensazionali e protese verso quello che poi sarebbe sfociato nel consumismo sfrenato di oggi.

Quando io ero bambino i fazzoletti di carta come li abbiamo oggi non erano ancora stati inventati. Esistevano i “Kleenex”, contenuti in scomodissime scatole di cartone. Erano delle veline sottili e ruvidissime considerate da tutti “un’americanata”, che si vedeva solo in certe “pellicole” d’oltre oceano. Ecco, in quei dodici anni avevano inventato i fazzoletti di carta a pacchettini, praticissimi da tenere in tasca, morbidissimi e composti da due o tre veli. Perché portarsi in giro dunque quegli inutili fazzoletti di lino o cotone e soprattutto perché doverli lavare o stirare?

Nel frattempo subivano la stessa sorte i “ciripà” e gli assorbenti igienici femminili.

Io adesso vorrei fare solo un brevissimo commento di carattere pratico: il cotone è un derivato di un fiore di una pianta che si rinnova nell’arco di una stagione, mentre per produrre la carta, il più delle volte si abbattono alberi che impiegano alcuni decenni per crescere.

Al di la di quello che è successo ad i fazzoletti ed ai pannolini, io credo che in generale, in quei dodici anni la mentalità di noi tutti sia cambiata e sia virata verso una direzione che non consente più di tornare indietro, lasciandoci dietro le spalle usanze e costumi che probabilmente nessuna delle nuove generazioni comprenderà mai più.


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